9 settembre 2010 - C’è poco da fare. Da soli i contatori intelligenti possono dare solo un apporto marginale nella riduzione dei consumi energetici. L’intelligenza degli utenti rappresenta il vero valore aggiunto, e senza questo ingrediente ogni politica di risparmio rischia di essere vanificata. Lapalissiano? Non necessariamente.
Numerosi studi sul tema presentati nel recente passato erano infatti giunti alla conclusione (pressoché unanime) che la sola adozione degli smart meter poteva garantire un taglio dei consumi tra il 3 e il 15 per cento. Due recenti ricerche - cui fa riferimento un lancio di Reuters Africa - raffreddano però gli entusiasmi: senza una massiccia campagna di sensibilizzazione degli utenti, condotta in parallelo all’adozione delle nuove tecnologie, gli sforzi rischiano di essere vanificati.
“Poter ottenere informazioni più trasparenti e in tempo reale sulla propria bolletta e sui profili di consumo - hanno dichiarato al riguardo ricercatori dell’Environmental Change Institute dell'Università di Oxford - non comporta automaticamente una riduzione della domanda energetica. Senza interventi strategici e adeguati supporti sociali è difficile che abitudini di consumo più efficienti si radichino negli utenti”.
Alla stessa conclusione sarebbe giunto un team di ricercatori della University of Technology, in Olanda, che ha monitorato per quattro mesi i comportamenti di oltre 300 famiglie. Ebbene, nel breve periodo sono effettivamente emersi comportamenti più virtuosi (con risparmi fino al 7,8 per cento). L’analisi è poi proseguita per ulteriori 11 mesi, togliendo gli smart meter a una parte del campione. Al termine del periodo la maggior parte degli utenti ha ammesso di non essere in grado di mantenere nel tempo le nuove abitudini, tornando gradualmente ai precedenti profili di consumo. questo atteggiamento - fattore non secondario - non ha mostrato sostanziali variazioni tra utenti dotati di apparati tecnologici di misurazione dei consumi di nuova generazione e tradizionali.