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IL GIORNALIERO - Si riaccende l’industria nipponica: consumi record per gas e kWh Stampa E-mail

4 settembre 2010 - Il recente sorpasso messo a segno dal prodotto interno lordo della Cina nei confronti del Giappone ha certamente rappresentato un colpo per l’economia del Sol Levante. Non è però azzardato affermare che il danno è stato più in termini di immagine che sostanziale. A giudicare dall’andamento dei consumi energetici non si può infatti dire che l’economia nipponica sia ancora impantanata nelle paludi della recessione.
Al riguardo un rapporto dell’Institute of Energy Economics Japan fa notare come i numeri che si rilevano siano proprio all’insegna della sharp recovery. “Già nel corso del 2009 le vendite di energia elettrica hanno mostrato segnali di ripresa, soprattutto grazie alla ripartenza di alcuni settori industriali particolarmente energivori. Nei primi mesi del 2010, addirittura, la crescita nel comparto industriale è stata a doppia cifra. Resta per ora stabile, invece, la dinamica dei consumi nel settore residenziale. L’effetto cumulato è comunque rilevante: più 5,5 per cento (in termini di kWh immessi in rete) su base annua. questo valore è superiore rispetto a quello che era stato previsto solo pochi mesi or sono (più 4,2 per cento).
Sul fronte industriale è stato soprattutto l’andamento del crude steel a far sorridere le compagnie energetiche. Secondo le prime stime il 2010 dovrebbe infatti chiudersi con una crescita della produzione di acciaio del 14 per cento rispetto al 2009 (contrassegnato da un calo dell’8,6 per cento rispetto al 2008).
Se sorride il kWh, gioisce anche il metro cubo (di gas naturale). Anche in questo caso l’industria (ma anche il comparto commerciale) hanno anticipato e sostenuto la ripresa. Più timida la risposta del residenziale, nonostante una primavera meno mite del previsto che ha contribuito a sostenere la domanda per uso riscaldamento. Nel complesso, le vendite di gas naturale sul mercato nipponico dovrebbero segnare un più 6,2 per cento nel 2010 rispetto al 2009. Prevista in calo, invece, la domanda di petrolio (meno 2,6 per cento). In parte grazie all’aumento dell’efficienza media dei mezzi di trasporto, ma soprattutto per la mancata accelerazione dei consumi da parte del comparto industriale.

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