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IL GIORNALIERO - Norvegia: eolico e servizi sociali tra le vittime della crisi dell’oil&gas Stampa E-mail

3 settembre 2010 - C’è sempre meno oil&gas nel futuro della Norvegia. Ma per il popolo delle rinnovabili e i fautori della green economy c’è davvero poco di che festeggiare. Il prosciugamento dei giacimenti, con un trend assai più rapido del previsto, rischia infatti di prosciugare - con una dinamica altrettanto sostenuta - le risorse destinate agli investimenti verdi.
Il bollettino sullo stato di salute del settore petrolifero è effettivamente preoccupante. Lo scorso venerdì il Norwegian Petroleum Directorate ha ammesso che il giacimento Gro, nel Mare di Norvegia, contiene molto meno gas del previsto, con una conseguente diminuzione della capacità produttiva del Paese scandinavo a ritmi sempre più accelerati.
Pochi giorni dopo è stata pubblicata una nota dell’ICE, ancora più allarmante: “La produzione petrolifera norvegese sta scendendo rapidamente - meno 40 per cento negli ultimi 10 anni - e nel 2010 le estrazioni di gas per la prima volta saranno superiori a quelle di oil. Molti esperti credono che l’avventura norvegese nel settore della produzione di petrolio e gas possa concludersi già tra qualche anno”.
Quanto alle conseguenze, sempre secondo l’ICE, la minore disponibilità di petrolio si traduce in un calo dei guadagni per la Norvegia stimabile in 125 miliardi di euro, con possibili tagli nei servizi sociali. E ancora più drammatico sarebbe il rosso relativo alla produzione di gas naturale.
Intanto il numero uno di Statoil, Helge Lund, sempre secondo fonti ICE, avrebbe seri dubbi sulla validità dell’opzione eolica. “Nei prossimi anni dovremo valutare se gli investimenti in energia verde sono sufficientemente redditizi oppure se la nostra società debba tornare ad essere una produttrice pura di petrolio e gas. L'investimento in energia eolica ha soltanto realizzato perdite di denaro e dovremo quindi valutare la nostra competenza in questo campo”.

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