COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
IL GIORNALIERO - Anche in tema di energia l’Italia è il più esterofilo dei grandi Paesi UE Stampa E-mail

2 settembre 2010 - Esterofili da sempre - fin dai temi in cui il veneziano Mario Girotti e il napoletano Carlo Pedersoli, per il loro debutto western in coppia sul set, scelsero i nomi Terence Hill e Bud Spencer - gli italiani sembrano avere un’attrazione particolare per ciò che giunge da oltre confine. Anche quando si tratta di energia. La classifica europea sull’EDR, l’Energy Dependency Rate, ovvero il rapporto tra l’energia importata dall’estero e quella totale consumata ci pone impietosamente in coda alla classifica europea, anche nell’ultimo aggiornamento stilato lo scorso agosto da Eurostat.
Partiamo da un termine di paragone. Per l’Europa a 27 nel 2009 l’EDR è stato pari, in media, al 54,7 per cento, valore in calo di un solo decimo di punto rispetto al 2008. Un po’ più sbilanciata la posizione della UE16 (ovvero dell’Unione prima del recente ingresso delle nazioni dell’Est). L’EDR sale - in questo caso - appena al di sopra del 65 per cento.
E l’Italia? Balza agli onori della cronaca per un poco sostenibile 83,9 per cento. Ed è magra consolazione sottolineare che - comunque - nel 2008 andava ancora peggio (84,9 per cento).
Sarà un male delle grandi economie energivore, si potrebbe azzardare come scusa... Ma non è così. La Germania si ferma al 62,7 per cento (e - con buona pace degli ambientalisti - il merito è più del carbone e del nucleare che del solare), la Francia scende al 52,1 per cento (ringraziando il nucleare). La Spagna lievita fino al 79,8 per cento, mentre la Gran Bretagna grazie alle risorse autoctone del mare del Nord (al momento solo petrolifere, in proiezioni anche eoliche) mette a segno un eccellente 28,5 per cento. Ottima anche la Svezia, con il suo 37,3 per cento, per cui si dimostra vincente il binomio biomasse & nucleare.
Insomma, per trovare una situazione più sbilanciata dell’Italia occorre fare rotta verso Cipro (96,3 per cento di dipendenza), verso Malta (interamente votata all’import), verso il Lussemburgo (98,1 per cento) o verso l’Irlanda (94,9 per cento). Non proprio economie di punta nello scenario mondiale. Solitaria, meritevole eccezione, quella della Danimarca cui è assegnato dagli statistici di Eurostat un valore pari a meno 22,1 per cento. Significa che riesce ad esportare molto di più di quanto non importi e non consumi al suo interno. Si tratta dell’unico Stato europeo ad avere una negative dependency.

Leggi le altre news

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com