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IL GIORNALIERO - I nipoti di Sandokan tornano alla vittoria (contro un impianto a carbone) Stampa E-mail

23 agosto 2010 - Gli eredi di Sandokan alzano bandiera verde! È passato oltre un secolo dall’epoca salgariana in cui i tigrotti della Malesia dovevano vedersela con le residue velleità di potere dell’Impero Britannico. Oggi il nemico numero uno non sembra essere più un Lord attempato e una sua epica sconfitta può anche celebrarsi nelle aule di un tribunale. La scorsa settimana ha infatti portato al risalto della cronaca la vittoria di un movimento ambientalista del Borneo malesiano che è riuscito a bloccare la costruzione di una nuova centrale a carbone da 300 MW.
Per la nuova centrale era stato proposto il sito di Lahad Datu, nello stato del Sabah che assieme al Sarawak costituisce la parte del Borneo appartenente alla Malaysia. Succinto il commento del ministro per l’ambiente del Sabah, Masidi Manjun: “Così come è stato proposto, l’impianto non potrà essere realizzato per il suo impatto ambientale. I proponenti dell’opera, ora, hanno solo due possibilità: abbandonare il progetto o realizzare un nuovo studio di impatto ambientale”. Nessun riscorso al Tar del Lazio, fortunatamente.
Effettivamente l’area interessata è - a dir poco - delicata, poiché rientra all’interno del Triangolo del Corallo, riconosciuto come una delle aree del Pianeta con la più elevata biodiversità marina (qui vive il 75 per cento delle specie coralline conosciute). Secondo la Malaysian Nature Society, tra le realtà che si sono opposte alla nuova centrale, anche molte specie indigene della terraferma - tra le quali orango e rinoceronti - sarebbero state a forte rischio in conseguenza dell’entrata in esercizio di una centrale a carbone.

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