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IL GIORNALIERO - In Bolivia è la burocrazia il principale spauracchio del settore upstream Stampa E-mail

21 agosto 2010 - “Servono più celerità nel rilasciare le autorizzazioni e processi amministrativi più semplici per non affossare le opportunità di sviluppo del settore oil&gas boliviano”. È l’appello lanciato dalla Cámara Boliviana de Hidrocarburos (CBH) - l’associazione che riunisce gli operatori privati del settore oil - durante il Congreso Internacional Bolivia Gas & Energía 2010 che si è aperto nei giorni scorsi.
“Le opportunità di sviluppo dei progetti di esplotrazione in Bolivisa - ha dichiarato il presidente del CBH José Magela Bernardes - sono notevoli e richiedono investimenti che si possono stimare in parecchi miliardi di dollari nei proissimi anni”. Al momento l’ostacolo maggiore non sembra però essere di natura finanziaria o industriale. “I tempi per ottenere le varie autorizzazioni governative, ambientali, sociali, di rispetto delle popolazioni indigene presenti nelle aree interessate - ha aggiunto José Magela Bernardes - devono essere accelerati in modo drastico. Poter aumentare l’efficienza della macchina amministrativa statale è uno degli obiettivi primari che lo stato deve assumersi come requisito indispensabile per lo sviluppo del settore a corto e medio termine”.
Il 90 per cento del territorio boliviano con potenziali riserve di idrocarburi - hanno rivelato le stesse fonti - non è stato ancora esplorato, con possibili danni - in proiezione futura - per lo sviluppo stesso del Paese, per il suo equilibrio e per la sua indipendenza energetica.
Dal canto suo il ministro per gli idrocarburi e l’energia, Fernando Vincenti, ha garantito che le recenti scoperte di maxi giacimenti di gas nel Brasile non avranno comunque ripercussioni sulle possibilità di sviluppo del settore boliviano. Se ulteriori ritardi o indebolimenti nei programmi di sviluppo dell’upstream ci saranno, non si potrà certo dare la colpa all’escalation delle riserve carioca.

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