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Protti: “L’atomo è una scelta obbligata, ma…” Stampa E-mail

di Massimo Protti, presidente del consorzio Assoutility e del Tavolo della domanda di energia di Confindustria


Massimo Protti, presidente del consorzio AssoutilityNuova Energia torna sul tema del mix dei combustibili. Alla tavola rotonda virtuale che sul numero scorso ha coinvolto Enel, Eni, A2A, EGL, Asja Ambiente, si aggiunge ora anche la voce dei grandi consumatori di energia elettrica. Tocca a Massimo Protti, presidente del consorzio Assoutility e presidente del tavolo della Domanda di Energia di Confindustria, evidenziare le criticità della situazione attuale.


Dal punto di vista dei grandi consumatori di energia, quale mix di fonti potrebbe essere il più equilibrato?
Sicuramente i grandi consumatori hanno bisogno di avere maggiore sicurezza negli approvvigionamenti e un costo dell’energia che permetta loro di competere sugli altri mercati. Io credo che sia necessario utilizzare tutte le fonti oggi a nostra disposizione, nessuna esclusa, al fine di avere una maggiore diversificazione.
Certamente non si può prescindere dalla scelta nucleare, ma questa non può essere l’unica soluzione: va affiancata dal gas, dal carbone e anche dalle fonti rinnovabili, soprattutto puntando su quelle programmabili come ad esempio le biomasse, con la consapevolezza che queste non possono sopperire ad una esigenza di energia costante e sicura. Credo che però tutto questo debba anche essere supportato da un grosso investimento in infrastrutture, reti elettriche, stoccaggi gas, impianti di rigassificazione. La carenza di infrastrutture oggi impedisce in molti casi lo sviluppo energetico in alcune aree del Paese con grande potenzialità e ci rende più vulnerabili e dipendenti dall’estero, nonché soggetti a costi di approvvigionamento energetico elevati rispetto ai nostri competitor.

Quali vantaggi e quali rischi potrebbero essere legati ad uno sbilanciamento nei confronti di una singola fonte, ad esempio il gas?
Ovviamente i rischi di sicurezza aumentano se si fa affidamento su un’unica fonte energetica, qualunque essa sia, come l’Italia ha fatto negli ultimi 10 anni con il gas. Per mitigare il rischio è sicuramente necessario ampliare la rete infrastrutturale che ci permette di portare in Italia il gas, puntando ai rigassificatori e alle nuove dorsali di trasporto dal Nord Africa e dall’Sud-Est europeo. Il gas per l’Italia è ormai un’importante risorsa, e non solo per la produzione di energia elettrica.
La riforma sul mercato del gas a cui stiamo approdando è per il settore industriale una grande occasione per poter beneficiare di maggiore concorrenza e ci aspettiamo che si arrivi ad una equa soluzione sul problema degli stoccaggi, fondamentali a garantire l’accesso al mercato.

«La corsa al fotovoltaico
oggi implica soprattutto
un rischio economico legato
alla copertura che il nostro
generoso incentivo in Conto
Energia deve garantire»

L’attuale corsa al fotovoltaico fornisce solo opportunità o cela qualche possibile rischio? 
La corsa al fotovoltaico, dal nostro punto di vista, oggi implica soprattutto un rischio economico legato alla copertura che il nostro generoso incentivo in Conto Energia deve garantire. Continuiamo a ribadire la nostra preoccupazione di far pagare - attraverso l’onere A3 - i consumatori di energia per lo sviluppo di queste fonti. Purtroppo non abbiamo ancora i numeri relativi al costo che in 20 anni questa politica avrà sul sistema industriale, visto che le stime sono molto differenti tra loro, ma certamente l’onere A3 è destinato a crescere e già oggi pesa circa il 10 per cento delle nostre bollette elettriche.
Noi crediamo che il fotovoltaico possa essere una opportunità per il Paese se si investe anche nella ricerca di tecnologie solari più efficienti, trasformando l’attuale struttura di incentivazione in una reale occasione per la crescita del sistema industriale italiano. Sicuramente gli obiettivi che ci stiamo ponendo sullo sviluppo del solare in Italia sono molto sfidanti. Ci auguriamo che il tutto possa avvenire senza gravare solo ed esclusivamente sui consumatori di energia elettrica.

Soluzioni?
È necessario rivisitare il meccanismo, soprattutto sulle modalità di reperimento dei fondi, intercettando i benefici che oggi stanno andando ad altri soggetti. A nostro parere è necessario lavorare anche sulla fiscalità. Molti di questi impianti, se realizzati da imprese o da privati, pagano sugli utili fiscalità ordinaria. Magari riducendo il carico fiscale sui flussi si potrebbe abbassare l’incentivo e quindi il peso sulle bollette elettriche.
Lo sviluppo di queste fonti e il raggiungimento degli obiettivi comunitari è un problema dell’intera collettività e non solo del consumatore di energia elettrica, pertanto dobbiamo iniziare a trovare una copertura dei costi meno sbilanciata solo su alcuni settori, come quello industriale, cosa che peraltro anche altre nazioni stanno facendo, come nel caso degli gli Stati Uniti. Oggi questo è il principale rischio che intravediamo sul fotovoltaico, consapevoli dello sviluppo che in Italia sta avendo questo settore industriale. Speriamo però di poter contare a breve su tecnologie più efficienti, meno costose e magari italiane!

Gli operatori del settore assicurano che le centrali italiane sono tra le più efficienti del mondo e che i margini di ulteriore miglioramento sono minimi. In quale direzione si dovrebbe quindi lavorare per ridurre i costi del kWh?
È vero, sono tra le più efficienti. Ma per ridurre il costo del kWh non è solo necessario intervenire sulla diversificazione del mix di approvvigionamento, ma anche sull’implementazione delle infrastrutture al fine di avere una rete di trasmissione nazionale e una rete di distribuzione capillari ed efficienti, capaci di creare realmente un mercato concorrenziale e interconnesso sia a livello nazionale sia con l’estero. Oggi il prezzo dell’energia elettrica in Borsa è drogato dai nodi delle rete di trasmissione nazionale che ci impediscono di coglierere sul prezzo dell’energia elettrica tutti i benefici dell’avere un parco di produzione nuovo ed efficiente. Questo è pazzesco.

Nucleare come possibile risposta?
Il nucleare è sicuramente una scelta obbligata per il nostro Paese e potrebbe essere una risposta al problema dei costi, ma senza la riforma del mercato rischia di essere appannaggio solo dei produttori. Noi ci auguriamo che il governo riesca a risolvere al più presto i punti ancora aperti sul lato normativo (Agenzia per la sicurezza, norme per l’autorizzazione e gestione degli impianti) al fine di accelerare i tempi per la realizzazione degli impianti, ma che si lavori affinché il nucleare sia per tutti una grande opportunità, consumatori e produttori.
Sia chiaro: il nucleare non è l’unica risposta né per la riduzione dei costi energetici né per la sicurezza degli approvvigionamenti! Il rischio di trovare nel nucleare l’unica soluzione non investendo in infrastrutture, regole e altre tecnologie è molto elevato, e questo diventerebbe un problema.

 
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