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IL GIORNALIERO - Pennsylvania: il carbone trova un inatteso alleato nell’eolico Stampa E-mail

20 luglio 2010 - Scomodando un ingombrante parallelo politico, è come se Berlusconi e Di Pietro, domani, cominciassero a lanciarsi sorrisi ammiccanti, fugaci strette di mano, apprezzamenti reciproci. Ipotizzando, addirittura una pacifica coesistenza all’interno di un condiviso nuovo progetto politico. L’inverosimile è andato in scena in Pennsylvania, nel teatrino dell’energia: un ideale abbraccio tra carbone e rinnovabili (in particolare, eolico) che per ai puristi tricolori - in questo ambito, un po’ miopi - può sembrare quasi un tradimento!
“Le nuove leggi di incentivazione alle rinnovabili costringeranno i cittadini della Pennsylvania a scegliere tra i combustibili fossili e le turbine eoliche? Non c’è niente di più lontano dalla realtà poiché sia il carbone sia il vento rimarranno due settori vitali per l’economia dello Stato. Queste due fonti possono e devono convivere”. Parole di Michael Peck, direttore degli affari esterni di Gamesa North America, scritte nero su bianco in una lettera aperta indirizzata al Daily American.
Ad oggi circa 85 mila americani sono già impiegati nell’industria dell’eolico - ha aggiunto - un valore pressoché analogo a quello degli addetti alla coal industry, 81 mila secondo le ultime statistiche. Tutti questi posti di lavoro sono critici, anche in termini di sicurezza energetica e dobbiamo lavorare perché nessuno dei due comparti debba sacrificarsi per l’altro e, anzi, perché entrambi possano crescere”.
"Inoltre - è un altro passaggio interessante della lettera scritta di Peck - come ha dimostrato il National Renewable Energy Laboratory del Los Alamos National Laboratory anche in termini di posizionamento geografico, le wind farm troverebbero una collocazione ideale a ridosso di impianti a carbone già esistenti, proprio per la presenza di importanti nodi di interconnessione elettrica”.
“Le fattorie eoliche – conclude Peck - potrebbero, per altro, svolgere un positivo effetto di calmiere dei prezzi del kWh, quando possibili perturbazioni sui mercati delle materie prime dovessero far innalzare repentinamente le quotazioni del carbone. Ecco un'altra ragione per far lavorare all’unisono queste due fonti, senza contrapporle tra di loro”.

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