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IL GIORNALIERO - Grazie ai militari metteremo il cuore in pace sul futuro dell’energia? Stampa E-mail

5 luglio 2010 - Finché c’è guerra c’è speranza; anche per il mondo dell’energia. La frase può sembrare un po’ cinica e altrettanto assurda. Tuttavia... Non è un mistero che molte delle rivoluzioni tecnologiche dell’ultimo secolo - a partire da Internet - sono nate per esigenze belliche; e solo in un secondo tempo si sono diffuse capillarmente tra i civili. Ora, soprattutto al di là dell’Oceano, sono sempre di più gli esperti che scommettono sul fatto che proprio dai laboratori di ricerca del settore difesa potrebbero scaturire le più interessanti sorprese del nostro futuro energetico a medio e lungo termine.
Nulla di sorprendente. Se altrove si deve combattere anche solo per mettere insieme un budget di qualche centinaio di migliaia di dollari da destinare ad una dignitosa attività di R&S, quando i programmi sono promossi dal Defense Dept si ragiona in termini di svariate decine di milioni di dollari! Considerando l’ambiente top secret, occorre limitarsi agli aneddoti e alle voci di corridoio.
Nella prima tipologia ricade un caso che risale al 2001. Sui tavoli della Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) piove una lamentela dei vertici militari. I dispositivi di visione notturna lavorano bene, sono efficaci. Ma le batterie tradizionali che li alimentano pesano troppo, sono ingombranti, durano poco e spesso sono difficili da ricaricare. Oggi quelle batterie sono state sostituite da fuel cell in grado di alimentare tutti i possibili mobile device di un soldato americano, funzionando per una intera settimana, e per questo richiedono l’alimentazione di un solo gallone di metanolo o propano.
E per il futuro? “L’agenzia non ha limiti alle sue ambizioni”, commentano gli esperti di politica (militare) americana. Due le possibili conferme. Il programma solare si è posto come obiettivo quello di raggiungere un’efficienza del 40 per cento ad un prezzo “ragionevole” (sempre secondo i parametri militari).
Un salto di qualità straordinario rispetto alle performance attuali, per raggiungere il quale è stato stanziato un budget di 100 milioni di dollari. Altro obiettivo, quello di portare il costo di riferimento di un gallone di biofuel ottenuto dalle alghe dagli attuali 20-30 dollari a un più accettabile prezzo di 3 dollari.
Molti esperti del comparto hanno giudicato il target unrealistic, considerando già un grande risultato scendere a 10 dollari. Eppure proprio la Darpa ha recentemente sottoscritto un contratto di ricerca da 34,8 milioni di dollari. Titolo della commessa: produce aviation fuel at 3 dollars a gallon from algae.

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