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IL GIORNALIERO - EU: il pubblico si “defila” dagli investimenti nella protezione ambientale Stampa E-mail

25 giugno 2010 - Nella mitologia greca Europa era solo una delle tante fanciulle che fecero girare la testa a Zeus. La nostra Europa del 21° secolo - almeno in termini ambientali - sembra invece sempre di più la personificazione di un moderno Giano bifronte. Con una testa che pensa in un modo e l’altra che agisce in maniera del tutto incoerente.
A un paio di giorni di distanza dalla pubblicazione dell’indagine Eurobarometro, che ha rilevato l’attenzione assoluta del popolo europeo per le tematiche ambientali - vedi il Giornaliero del 23 giugno: Europei, popolo di scienziati, ambientalisti ed (ex) sportivi... - Eurostat ha diramato un aggiornamento statistico della collana environment and energy di segno diametralmente opposto.
Le spese - pubbliche e private - nella protezione ambientale non decollano e, anzi arretrano sensibilmente almeno per quanto riguarda il settore pubblico.
Pur essendo la pubblicazione datata giugno 2010, si riferisce ai dati statistici del 2006, ultimo anno censito! E anche questo può essere un indicatore diretto di quanto il tema sia ritenuto strategico e all’ordine del giorno...
Ebbene, nel 2006 l’industria ha speso nella protezione ambientale e nella riduzione degli effetti che ne alterano l’equilibrio una somma stimata pari allo 0,4 per cento del Pil comunitario. La spesa del settore pubblico è stata pari allo 0,5 per cento, mentre quella del comparto produttivo specializzato, circa dello 0,9 per cento. Nel complesso, l’1,8 per cento del Pil. La precedente rilevazione, relativa al 2001 dava i seguenti dati: 0,4 secco per l’industria, quasi 0,7 per il settore pubblico, 0,8 secco per lo specialised producers sector. Nel complesso più dell’1,8 per cento. Nulla è cambiato. A parte, naturalmente, il disimpegno del settore pubblico.

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