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IL GIORNALIERO - Se le buone intenzioni si mettessero al volante... viaggeremmo coi kWh Stampa E-mail

26 maggio 2010 - Un detto milanese d’altri tempi - quando ancora la ferrovia aveva un fascino tutto suo - proclamava: Se mia nonna avesse le ruote sarebbe una locomotiva. Oggi che il treno ha perso quasi tutto il suo appeal quella stessa figura retorica potrebbe essere così riscritta: Se solo potessi, mi comprerei un’auto elettrica! Il paradosso non è meno forzato.
Nei giorni scorsi una ricerca effettuata da SWG per conto di Federutility ha rilevato che oltre il 70 per cento degli automobilisti italiani sarebbe disponibile a comperare un’auto elettrica. Un dato elettrizzante che ha fatto gridare al miracolo molti sostenitori della mobilità sostenibile.
Leggendo tra le righe si scopre che - naturalmente - si tratta di un’intenzione di massima. Infatti, lo stesso studio precisa che un automobilista su dieci la comprerebbe di sicuro se fosse in commercio; il 54 per cento se avesse una buona autonomia in termini di percorrenza e se ci fossero più punti di ricarica, il 45 per cento se lo Stato mettesse a disposizione adeguati incentivi e il 40 per cento a patto che le auto elettriche costassero come le tradizionali oggi in commercio.
Una pioggia di se che, di fatto, manda in corto circuito l’intero impianto (elettrico) del sondaggio.
E così il mercato potenziale di oltre 25 milioni di auto elettriche - cifra pari al 70 per cento dei patentati italiani - si riduce nella realtà a meno di mille vetture effettivamente immatricolate - secondo dati Unrae - dal 2001 in poi. In particolare è disarmante il dato riferito al 2009 con poco meno di 2,16 milioni di auto vendute in Italia di cui solo 62 con la spina.

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