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IL GIORNALIERO - Gli idrati di metano daranno energia alla crescita dell’export indiano Stampa E-mail

18 maggio 2010 - L’India lancia la sfida a Medio Oriente e Russia. E non solo. In una recente dichiarazione il ministero per il Commercio indiano ha dichiarato di voler espandere sensibilmente il peso del proprio Paese sui mercati internazionali. “In soli dieci anni - la promessa - il valore delle esportazioni potrebbe crescere dagli attuali 177 miliardi di dollari all’anno fino a mille miliardi di dollari”. Una proiezione che assegnerebbe all’India già nel 2020 il 5 per cento dell’intero world trade. “Una sfida impegnativa ma assolutamente fattibile” ha confermato lo stesso Ministero.
Già, ma come? Secondo fonti ufficiali il governo intende stimolare particolarmente i settori ad alta tecnologia, l’alimentare, la pelletteria, l’artigianato, il tessile, la farmaceutica... e naturalmente, le tecnologie informatiche e l’energia. Proprio quest’ultima voce ha fatto saltare sulla sedia più di un esperto di settore. Anche perché, subito dopo l’information technology (che dovrebbe garantire 250 miliardi di dollari di export al 2020) proprio l’energia è stata citata tra le opportunità di maggiore ritorno (economico).
Non si tratterebbe, comunque, di puntare sulle tecnologie di generazione e conversione, ma più semplicemente su una materia prima presente in casa e, fino ad oggi, ingiustamente trascurata: gli idrati di metano.
“L’India possiede i più vasti giacimenti di gas hydrate al mondo - ha ricordato il Ministero con una naturalezza disarmante - ed è quindi naturale che in proiezione possa diventare il primo produttore al mondo, soprattutto in questa fase di transizione energetica guidata dalla lotta ai cambiamenti climatici”.
Una proiezione che è già dietro l’angolo se, davvero, dovesse concretizzarsi entro la fine del 2020. E che promette di sconvolgere gli equilibri geopolitica e gli odierni rapporti di forza tra i grandi player del comparto energetico.

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