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IL GIORNALIERO - Snobbato dall’Europa il carbone si consola (eccome!) in Cina Stampa E-mail

8 maggio 2010 - La ripresa cinese viaggia a carbone. Per l’immagine - non certo trasparente - che noi italiani abbiamo del combustibile fossile più diffuso sul Pianeta, questa frase potrebbe essere intesa come un farraginoso e faticoso percorso di allontanamento dalla crisi. Niente di più sbagliato. Il treno cinese ha ripreso a viaggiare a velocità supersonica. E per reggere questi ritmi ha dovuto incrementare in maniera altrettanto smodata i consumi di carbone. Rendendo, nel bilancio mondiale, trascurabili i cali registrati in Europa (vedi il Giornaliero di ieri).
Le proiezioni dell'Economic and Social Survey of Asia and the Pacific 2010, edito delle Nazioni Unite, assegnano al Paese della Grande Muraglia un trend di crescita del Pil, a fine 2010, pari al 9,5 per cento.
Una corsa al rialzo accompagnata da uno scatto - più che proporzionale - dei consumi energetici. La National Development and Reform Commission ha infatti appena annunciato che nel primo trimestre 2010 l’output delle centrali a carbone è balzato in su del 24 per cento, raggiungendo quota 818 TWh, mentre l’idroelettrico - complice una stagione molto avara di piogge - ha dovuto ripiegare. Meno 5 per cento di energia elettrica immessa in rete per complessivi 91 TWh.
Vola, invece, la generazione da fonte eolica che raddoppia rispetto all’anno precedente. In valore assoluto siamo ancora a livello di nicchia (8,2 TWh) e il confronto con il carbone fa un po’ arrossire. Ma questo - promettono i responsabili del settore cinese - è solo l’inizio e il target del 15 per cento da generazione rinnovabile entro la fine del 2020 in termini di energia primaria consumata resta confermato.

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