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IL GIORNALIERO - Mobilità sostenibile: meglio investire sui kWh o sui neuroni? Stampa E-mail

3 maggio 2010 - Puntando ad una mobilità europea davvero sostenibile, meglio investire sui kWh o sui neuroni? I due elementi non dovrebbero essere in alcun modo in contrasto. Eppure... Mercoledì scorso la Commissione europea ha annunciato “un nuovo piano per promuovere lo sviluppo di una rete di stazioni pubbliche di ricarica ad alto voltaggio in tutta l'Europa, dando così un forte impulso alle vetture elettriche”.
Inoltre, ha promesso di elaborare entro il 2011 standard tecnici e di sicurezza condivisi e validi per tutti i Paesi membri. Qualcosa in più di una semplice formalità. La stessa Commissione ha, infatti, ricordato che “la mancanza di standard tecnici omogenei, ad esempio per quanto riguarda le spine e le prese di corrente, sta scoraggiando gli utenti”.
Fin qui, tutto regolare, nessun corto circuito. Le cose cominciano a complicarsi se si introducono i numeri. Oggi in Europa circolano 230 milioni di autovetture; lo scorso anno - che ha fatto piangere lacrime e sangue ai produttori di mezzo mondo a causa della crisi - sono stati venduti nel Vecchio Continente 14,2 milioni di auto. Più un paio di milioni tra camion, furgoni e bus.
Secondo uno studio di Frost&Sullivan (citato da Repubblica) già nel 2015 sulle strade d’Europa potrebbero circolare ben 250 mila auto elettriche (l’1 per mille del parco mezzi). Mentre, una stima più prudenziale elaborata dall’Associazione europea dei costruttori (Acea) promette che nel 2025 il mercato delle auto con la spina dovrebbe essere nella peggiore delle ipotesi di 450 mila unità/anno (attorno al 3 per cento delle vendite totali).
È vero che anche il più ambizioso dei cammini deve iniziare da un singolo passo. Ma queste cifre, comunque le si legga, ammettono che in un orizzonte di medio periodo (10-15 anni) l’apporto dell’auto elettrica sarà inevitabilmente ridotto a un ruolo di nicchia.
Ricordiamoci, poi, che si tratta di stime. Con un pizzico di cattiveria si potrebbe ricordare che esattamente 20 anni fa, il 31 marzo 1990, il Corriere della Sera prefigurava una Milano leggermente diversa da quella che oggi respiriamo: In città solo auto elettriche. Allo studio un progetto per gli Anni Duemila: il modello di Los Angeles. Ma la questione è forse un’altra, e qui entrano in gioco i neuroni. Ha davvero senso cambiare alimentazione se prima non si cambia mentalità? Dal 1994 al 2009 la potenza media delle auto vendute in Europa è passata da 63 a 81 kW, più 29 per cento, con una corsa al “gigantismo”, almeno dei motori e delle prestazioni. Non solo.
Negli ultimi sei anni il circolante medio in Europa è cresciuto di 3,3 milioni di unità all’anno! Se questo tasso fosse mantenuto anche negli anni a venire, significa che l’auto elettrica - sempre nella migliore delle ipotesi - riuscirebbe solo a coprire una parte (marginale) della domanda aggiuntiva di mezzi. Senza per altro intaccare lo stock del circolante tradizionale né tanto meno disincentivare la fuga dal mezzo pubblico. Ha davvero senso?

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