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IL GIORNALIERO - Italia esterofila anche sul nucleare: piace... se lontano da casa Stampa E-mail

1 maggio 2010 - Inutile farsi illusioni: l’italiano medio resta indissolubilmente legato al motto armiamoci e partite! Che adattato ai giorni nostri e al settore energetico potrebbe essere così coniugato: l’energia nucleare è talmente utile e preziosa... che la lasciamo produrre agli altri il più lontano possibile da casa nostra.
L’ultimo sondaggio di Eurobarometro - European and nuclear safety - rileva, infatti, un’Italia con una sensibilità invidiabile nei confronti dell’atomo. Pronta a scendere in piazza a difesa di questa fonte... purché la piazza, naturalmente parli straniero.
Ma andiamo con ordine. La percentuale di italiani convinta che l’energia nucleare sia un utile strumento per combattere i cambiamenti climatici e per ridurre la dipendenza dal petrolio è assolutamente in linea con le medie UE. C’è invece un consenso record (ben 61 italiani su cento, rispetto alla media continentale di 51) sul fatto che l’energia nucleare permetta di ridurre le fluttuazioni della bolletta e di incrementare la competitività di un Sistema Paese.
Ma c’è di più. Solo il 27 per cento degli italiani considera una buona idea quella di ridurre l’attuale peso dell’energia nucleare all’interno del mix energetico europeo, rispetto al 34 per cento della media Ue e ai valori record di Germania (52 per cento) e Austria (66 per cento). Più conservatori di noi ci sono solo alcuni Paesi dell’Est.
Peccato che, come sempre, tra il dire e il fare ci sia di mezzo il giardino (di casa propria). E, così, arrivati alla fatidica domanda, l’italica spavalderia precipita al di sotto delle medie europee. Alla domanda Potendo scegliere un sito dove installare una centrale nucleare, optereste per..., solo il 28 per cento degli italiani ha indicato sulla cartina geografica la propria patria, rispetto al 67 per cento degli svedesi, al 54 dei finlandesi, al 51 per cento dei britannici, al 48 per cento di francesi e olandesi, e via di questo passo. Addirittura il 35 per cento degli italiani suggerisce, con grande coerenza di realizzare sì le centrali, ma “fuori Europa” (rispetto ad una media europea del 20 per cento). E che ci sta a fare, sennò l’Africa?

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