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IL GIORNALIERO - Biocombustibili: Brasile “vincente” all’estero, col fiato corto in casa Stampa E-mail

29 aprile 2010 - Dall’attacco a tutto campo (nel vero senso della parola) ai biocombustibili - vedi il Giornaliero Anche i biofuel ora rischiano di essere messi in croce - sembra salvarsi solo il Brasile.
Lo studio della Commissione Europea che ha evidenziato come molte delle produzioni di biocarburanti siano in realtà meno sostenibili di quanto sembrano, ha infatti anche riconosciuto che il bioetanolo proveniente dall’America Latina, e prodotto dalla canna da zucchero, avrebbe un’impronta ambientale pari a 82 chilogrammi di anidride carbonica per GJ.
Inferiore quindi rispetto a quella del diesel tradizionale. Anche l’olio di palma del Sud Est asiatico se la cava molto bene (73 chilogrammi) a patto, però, di rispettare le foreste preesistenti sul territorio. Un vincolo non certo semplice.
E anche se questi dati non soddisfano granché Kenneth Richter di Friends of the Earth - “restiamo convinti che la maggior parte delle produzioni attuali di biofuel causino più danni che vantaggi, come invece molti credono” - la Brazilian Sugarcane Industry Association (Unica) esulta. Commentando questi dati ha infatt, evidenziando come l’etanolo da canna da zucchero - cavallo di battaglia delle produzioni brasiliane - non abbia sensibili impatti sul mercato alimentare, non condizioni le quotazioni delle materie prime agricole, garantisca grandi vantaggi in termini di taglio delle emissioni”. Insomma, il biofuel per essere davvero bio, occorre che sia made in Brazil!
Quasi un gol a porta vuota, almeno giocando in trasferta. Infatti, la partita sul terreno domestico sta riservando più di un motivo di preoccupazione.
“I prezzi meno competitivi dell’etanolo nelle stazioni di servizio brasiliane - commenta una nota dell’Ice di San Paolo - hanno fatto scendere di parecchio il consumo nel primo trimestre del 2010. Sono stati venduti 1,6 miliardi di litri tra gennaio e marzo del 2010, con una riduzione del 27 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2009”. Il calo repentino della domanda avrebbe corretto i prezzi al ribasso, riportando gli acquirenti alle stazioni di servizio. Le prime stime su aprile segnalano quindi una cauta ripresa.
Resta però lo strascico di un mercato ancora molto vulnerabile e legato pressoché unicamente alla variabile dei prezzi al consumo. 600 milioni di litri in meno venduti in un trimestre (rispetto al 2009) solo per questioni di costo non sono certo un elemento trascurabile.

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