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IL GIORNALIERO - Anche Siria e Marocco si scoprono corti nella generazione elettrica Stampa E-mail

24 aprile 2010 - Il Medio Oriente è sempre più affamato di energia elettrica (vedi il Giornaliero di ieri, Iran: dal barile al kWh il passo è breve ma solo a parole). Al punto che Malcolm Brinded, direttore esecutivo del settore upstream della Royal Dutch Shell, dal palco dell’American University del Cairo ha dichiarato: “La pressione sul settore elettrico causata dall’effetto combinato dei sempre migliori livelli di vita e dell’aumento della popolazione, costringerà nei prossimi anni ad investimenti senza precedenti, sia nel settori tradizionali che nel campo delle rinnovabili”.
La lista dei Paesi pretendenti si aggiorna... di giorno in giorno. Anche Siria e Marocco, ad esempio, hanno riconosciuto di essere corti in termini di generazione elettrica e hanno ufficializzato la caccia ai partner finanziari per sviluppare gli ambiziosi progetti di sviluppo necessari per scongiurare blackout.
“Il settore dell’energia elettrica siriano - conferma una nota dell’ICE - sta affrontando numerose sfide, essendo cresciuto dal 2002 con una progressione del 7 per cento annuo e si stima un’ulteriore crescita del 5 per cento entro il 2020, sempre su base annuale. Il comparto evidenzia criticità sia nella generazione, che nella distribuzione dell’energia, con perdite di efficienza notevoli oltre alle problematiche di manutenzione”.
“La Banca Mondiale - prosegue l’ICE - stima che siano necessari 11 miliardi di dollari di investimenti nel settore per generare 7.000 MW e incrementare il sistema di distribuzione, entro l’anno 2020”.
Dal canto suo il Marocco ha dichiarato di voler sviluppare un piano solare in grado di garantire, sempre con orizzonte 2020, il 40 per cento del fabbisogno interno di elettricità. Unico scoglio? Quei 9 miliardi di dollari che servono per concretizzare il progetto.

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