di Marta Sacchi
Coniugare il lusso - anche il più acceso - con i parametri della sostenibilità ambientale. Dimostrare che una qualità della vita sopra le righe (o, per lo meno, sopra gli standard della gente comune) può coesistere con l’efficienza energetica. E che la green economy, perché no, può viaggiare in limousine e dormire in un hotel a cinque stelle. Una scommessa apparentemente persa in partenza… Non a Las Vegas, però, dove nulla si può dare per scontato.
E così, nella città dove le occasioni per divertirsi si sprecano e dove le luci sono accese 24 ore al giorno, un quartiere ha deciso di farla finita con gli sprechi di energia, di acqua, di risorse. Senza per altro imporre la minima rinuncia ai suoi ospiti.
Si tratta del CityCenter di Las Vegas, uno spazio urbano - edificato su un’area appena inferiore a 1,5 milioni di metri quadrati, per un valore complessivo di 8,5 miliardi di dollari americani - che ospita hotel, residence, negozi, ristoranti e spazi pubblici.
Inaugurato ufficialmente alla fine del 2009, CityCenter nasce con il dichiarato obiettivo di stimolare nei turisti in visita nella rutilante città del Nevada a new level of environmental consciousness from design and construction to operations and guest amenities.
CityCenter, hanno dichiarato i responsabili dell’opera senza nascondere le proprie ambizioni, non vuole solo ridisegnare lo skyline di Las Vegas, ma anche l’immagine stessa di una città che fino ad oggi era davvero difficile identificare con i concetti di sostenibilità e di urban design a basso impatto ambientale.
LA |
|
|
|
|
|
L |
|
L |
|
|
|
Una delegazione organizzata dalla
Las Vegas Convention and Visitors Authority (LVCVA) in collaborazione
con l’Ufficio Commerciale
del Consolato Usa di Milano
ha di recente visitato l’Italia
per promuovere la città di Las Vegas
come destinazione numero uno negli
States, non solo per il turismo
ma anche per convegni e fiere.
Con l’occasione, Chris Meyer -
funzionario dell’LVCVA - ha
presentato i nuovi investimenti
effettuati a Las Vegas per oltre 15
miliardi di dollari. Tra le nuove iniziative
green spicca - appunto - il CityCenter.
|
|
|
|
|
L |
|
|
|
|
LA |
|
|
Certo, non mancano le contraddizioni in puro stile americano, e a volte l’impressione è che alcune scelte siano state dettate solo da un’abile valutazione in termini di marketing (come per le slot machine a ridotto consumo energetico). Resta pur sempre il fatto che CityCenter, ad oggi, detiene il primato del più esteso complesso edilizio al mondo certificato LEED (Leadership in Energy and Environmental Design).
Il primo step ha riguardato le opere di demolizione del Boardwalk Hotel, costruzione preesistente nell’area e smantellata per fare spazio al nascituro CityCenter. L’80 per cento del materiale risultante - nel complesso, 230 mila tonnellate - è stato riutilizzato (per la produzione di cemento o asfalti) o riciclato (come nel caso dei vetri, degli impianti idraulici recuperati e inviati all’estero, dei tappeti e dei tessuti d’arredo destinati a una seconda vita come materiale da imballaggio). Anche nelle opere successive di realizzazione dell’opera, l’opzione della discarica è stata considerata come marginale e riservata al solo 7 per cento del materiale di scarto. Si è anche deciso di realizzare direttamente sul sito un impianto di produzione del cemento, con sensibili risparmi in termini di consumo energetico.
Per l’arredamento degli spazi interni, oltre a scelte progettuali volte ad ottimizzare il comfort interno e la circolazione naturale dell’aria, si è deciso di impiegare unicamente legnami certificati dal Forest Stewardship Council (FSC), a garanzia di un approvvigionamento in foreste gestite secondo modelli sostenibili. Anche per moquette e tappeti si è ricorsi a una certificazione di sostenibilità. La cosa, di primo acchito, potrebbe far sorridere. Ma occorre segnalare che la superficie interessata, nel complesso, risulta pari a 140 campi da football americano. I numeri in gioco sono, appunto, in puro stile Las Vegas...
Nel complesso si stima che il CityCenter avrà un fabbisogno complessivo di energia elettrica pari a 85 MW. Attualmente il 10 per cento di questa domanda è coperto da un impianto di cogenerazione alimentato a gas naturale - della potenza, appunto, di 8,5 MW - che assicura anche la fornitura del calore necessario per la produzione di acqua calda per uso domestico e per le piscine. Grande attenzione è stata posta anche sul versante dell’isolamento termico, elemento di primaria importanza dato il posizionamento geografico della città di Las Vegas. Specifiche tecnologie di conservazione dell’acqua e di utilizzo programmato e razionale della risorsa idrica, inoltre, permettono un risparmio tra il 32 e il 39 per cento negli spazi interni e fino al 60 per cento all’esterno. Nel complesso è stato calcolato che tutte le iniziative adottate hanno consentito un risparmio energetico equivalente al consumo di 7.700 abitazioni, rispetto agli standard di progettazione tradizionali.
. |
LA CITTÀ DELL'AZZARDO GIOCA
AL TAVOLO VERDE
DEL RISPARMIO ENERGETICO
|
... |
. |
Accennando alla capitale del gioco d’azzardo,
non è azzardato sostenere che consuma
un casino di elettricità. A Las Vegas, un casinò paga mensilmente una bolletta che oscilla tra
gli ottantamila e i centomila dollari. Colpa, anche, nella città del peccato (così è soprannominata), delle fantasmagoriche luminarie, dei giochi
d’acqua e dell’aria condizionata che tempera
il clima desertico rendendo locali pubblici e privati simili a ghiacciaie quando, fuori,
il termometro segna da maggio a settembre abbondantemente i quaranta gradi.
Sul tavolo (non da gioco) i chilowattora escono con numeri da capogiro: un residente ne brucia il doppio rispetto ad uno statunitense medio
(che di per sé ne consuma già molti).
Per l’acqua, vale sempre la regola del doppio. Calcolando che l’area metropolitana conta
due milioni di residenti con l’aggiunta di oltre quaranta milioni di visitatori, Las Vegas corre
ai ripari seguendo una strategia tendente al
verde (intonato al colore dei tavoli da gioco).
La partita dell’efficienza e del risparmio
energetico è in corso. La città, se sarà brava come George Clooney and friends a svuotare casinò nella serie Ocean, può vincere la posta
in gioco. Scommettiamo?
................................................................g.a.
|
... |
. |
. |
... |
... |
CityCenter promette di mantenere alta la guardia sui temi ambientali anche in fase operativa. È dunque previsto l’utilizzo diffuso di prodotti riciclati (ad esempio per la carta durante meeting e congressi, oppure per la realizzazione delle divise del personale) e l’impiego di ingredienti farm-to-table all’interno dei ristoranti. Si enfatizza un’attenzione particolare per gli aspetti naturali all’interno dei centri benessere, e l’isolamento rigoroso di quelle aree nelle quali - comunque - si fa uso di sostanze chimiche. Si segnala l’adozione di programmi di riciclaggio dedicati alle singole attrezzature degli alberghi e di percorsi di formazione per il personale interno - anch’essi certificati LEED - perché il lavoro sia sempre in sintonia con the development’s green focus.
Fa quasi sorridere notare come semplici norme di buon senso ambientale o accorgimenti che in Europa sono ritenuti ormai la prassi anche in un dignitoso tre stelle - come la presenza di sistemi per lo spegnimento automatico delle luci o degli impianti video e audio se l’ospite non è nella stanza - siano presentati come risultati di assoluto rilievo e non poco innovativi. E lo stesso potrebbe dirsi per la scelta di privilegiare materiali locali, dove però per locale si intende una provenienza entro le 500 miglia, ovvero ben 800 chilometri! Ma negli States, e in particolare a Las Vegas, non si possono certo adottare i comuni parametri di valutazione.
Questo vale anche per i numeri in gioco: milioni di turisti frequenteranno l’area già nel corso del 2010 e 12 mila persone vi lavoreranno a tempo pieno. Senza contare i circa 10 mila operai e artigiani che hanno costruito il complesso e che - assicurano i responsabili del CityCenter - ora potranno esportare anche in altre aree della città e degli Stati Uniti le green building techniques che hanno appreso.
Nel già citato crogiolo di contraddizioni - almeno secondo il pensiero nostrano - va sottolineata la scelta di non rinunciare alle limousine... convertendole però a gas naturale! Anche in questo caso c’è comunque un primato da esibire. Le 26 Silver Lincoln Town Cars, specificamente progettate, rappresenteranno la prima flotta al mondo con queste caratteristiche e - un pizzico di patriottismo non guasta - consentiranno di sfruttare una risorsa energetica nazionale nel pieno rispetto dell’ambiente. Chiaramente non sono ancora disponibili, visto che nessuno dei produttori di supercar di questo genere aveva a listino modelli a gas naturale compresso.
Citando uno studio dello U.S. Department of Energy i responsabili del CityCenter promettono una riduzione degli NOx tra il 35 e il 60 per cento del particolato e del monossido di carbonio fino a un massimo del 97 per cento, dell’anidride carbonica pari al 25 per cento.
Meno di immagine e più di sostanza la scelta di promuovere anche il trasporto pubblico (un avveniristico tram su monorotaia fa la sua bella figura anche in termini puramente estetici), di riservare parcheggi dedicati agli ospiti che raggiungono il quartiere con mezzi di trasporto alimentati da combustibili alternativi, di prevedere brevi percorsi di collegamento a piedi tra le diverse strutture (alberghi, ristoranti, aree di gioco e di svago).
|