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IL GIORNALIERO - Eolico offshore: meglio fare prima i conti con le wind shadow Stampa E-mail

1 aprile 2010 - C’è un mare di spazio... nel mare. Ma sarà poi vero? Il dubbio è venuto ai ricercatori dell’Energy Research Centre of the Netherlands, leggendo i progetti di installazioni di fattorie eoliche previste nel Mare del Nord che in questi ultimi mesi hanno conquistato spazio crescenti sulla stampa di settore.
Si parla, infatti, di decine - forse centinaia - di grandi wind farm, con potenze cumulate nell’ordine delle decine di GW. La sola Danimarca, ad esempio, intende creare una capacità eolica offshore superiore ai 6 mila MW.
E, allora, all’ERCN si sono domandati: ma la frontiera è davvero illimitata? Oppure - come nel far west - a un certo punto ci si comincerà a pestare gli stivali?
L’ipotesi non è assolutamente accademica e la stessa ERCN avverte: il rischio che le fattorie eoliche, a un certo punto, comincino a rubarsi vicendevolmente il vento è tutt’altro che remoto e andrebbe studiato a fondo sin d’ora.
Secondo le prime considerazioni dell’ERCN, una distanza sicura tra due wind farm - tale per cui una installazione non crei la benché minima wind shadow ad un’altra - può variare da un minimo di dieci fino ad oltre trenta chilometri. Questo perché anche una flessione apparentemente minima della vena ventosa può avere conseguenze molto negative in un contesto come quello tipico del Mare del Nord (media annuale di 10 metri al secondo, con generatori da 5 MW posizionati a 90 metri dalla superficie marina).
“Per un turbina di quel genere - proseguono i ricercatori dell’ERCN - passare da 10 a 9,5 metri al secondo significa perdere il 14 per cento della capacità di produzione”. Non si tratta, dunque, né di spiccioli né di decimali.

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