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IL GIORNALIERO - Termovalorizzazione: la UE doppia l’Italia, ma c’è chi fa meno di noi Stampa E-mail

25 marzo 2010 - Recessione o no, l’Europa continua a produrre una montagna di rifiuti! L’annuale indagine condotta da Eurostat conferma che ogni cittadino comunitario nel 2008 ha generato 524 chilogrammi di rifiuti solidi urbani.
Il valore si conferma, dunque, sui livelli record del 2007 (525 chilogrammi a testa).
Impressionanti le differenze tra Paese e Paese. Un danese si porta in dote un sacco nero da 802 chilogrammi l’anno, mentre un ceco si accontenta di gettare in pattumiera 306 chili di rsu ogni anno. Intermedia la posizione nostrana e, una volta tanto, quasi in linea con la media comunitaria (561 chilogrammi).
Profonde differenze si riscontrano anche nella scelta dei sistemi di smaltimento. La termovalorizzazione raggiunge livelli di eccellenza in Danimarca (54 per cento dei rifiuti destinato a impianti di incenerimento con recupero energetico), in Svezia (49 per cento), in Olanda (39 per cento), in Belgio (36 per cento), in Germania (35 per cento). L’Italia, con l’11 per cento, si pone nettamente al di sotto della media comunitaria (20 per cento). Va comunque segnalato che in 10 stati su 27 la quota della termovalorizzazione resta al di sotto dell’1 per cento e spesso è uguale a zero.
Livelli al top per riciclaggio e compostaggio si rilevano in Austria (70 per cento), Germania (65 per cento), Olanda (60 per cento), Belgio (59 per cento). Purtroppo ci sono ancora casi di ricorso esclusivo o quasi alla discarica. Il 100 per cento degli rsu bulgari ha come unica destinazione la landfill. In Romania si sfiora il 99 per cento, a Malta il 97, in Lituania il 96 e in Lettonia il 93.

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