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IL GIORNALIERO - La ripresa dell’economia? Nonostante tutto si misura ancora in barili Stampa E-mail

12 marzo 2010 - Con buona pace della (auspicata) zero carbon economy, la ripresa mondiale resta legata a doppio filo al barile di petrolio. Il graduale superamento del clima di recessione viene infatti letto dagli esperti di settore come un fattore primario per rilanciare la domanda di oro nero. E, a sua volta, un concreto e costante incremento dei consumi di greggio viene percepito come un segnale di ripresa credibile e potenzialmente duratura.
Così, nei giorni scorsi, rilevando le prospettive di rinascita del Pil americano - oggi decisamente più rosee di qualche mese or sono - gli esperti dell’Opec hanno dichiarato che nel corso del 2010 la domanda mondiale di petrolio aumenterà di 900 mila barili/giorno rispetto allo scorso anno. Questa recente proiezione corregge al rialzo di 100 mila barili/giorno la precedente stima (rilasciata a febbraio) e porta quindi il livello dei consumi attesi a quota 85,24 milioni di barili. In questo scenario i Paesi aderenti all’Opec dovrebbero garantire un apporto pari a 29 milioni di barili (200 mila in più rispetto alle proiezioni dello scorso mese).
“I piani di stimolo all’economia approntati dai principali Paesi del Pianeta - ha dichiarato l’Opec - hanno fatto un eccellente lavoro in questi mesi, rimettendo in moto vari settori dell’economia, compreso quello energetico. Ora occorre capire fino a quando questi aiuti potranno essere mantenuti: una diminuzione dei supporti nel breve periodo causerebbe, infatti, una immediata contrazione della domanda di petrolio”. Gli occhi sono puntati soprattutto sugli Stati Uniti, Paese per il quale le ultime stime di consumo sono state riviste al rialzo in maniera più decisa.
Ripresa uguale petrolio e petrolio uguale ripresa. Le regole del gioco, almeno per ora, non cambiano.

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