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IL GIORNALIERO - CHP: la Danimarca vince ai punti, ma la più verde è la Svezia Stampa E-mail

9 marzo 2010 - La regina europea del Combined Heat and Power è la Danimarca. La produzione combinata di calore e di energia elettrica, tanto logica a livello di principio quanto ancora poco diffusa all’interno dell’Unione europea, vede infatti la penisola danese nel ruolo di Paese virtuoso. Ben il 46 per cento della generazione elettrica - secondo le ultime proiezioni di fonte Eurostat - deriva da processi di Combined Heat and Power.
Ottime anche le prestazioni messe a segno dalla Finlandia (35,6 per cento), dalla Lettonia (33,6 per cento dei TWh prodotti con ricupero di calore), dalla Slovacchia (24 per cento). Sotto la media europea - che si attesta all’11 per cento - l’Italia (9,5 per cento), la Spagna (7 per cento), la Francia (3,1 per cento), l’Inghilterra (6,4 per cento). Solo la Germania, tra le principali economie del Vecchio Continente, ha un valore in doppia cifra (12,5 per cento).
Va comunque precisato che non necessariamente la razionalità si coniuga con la sostenibilità (almeno secondo i canoni più severi del contenimento delle emissioni di anidride carbonica). Le rinnovabili, infatti, non sono le protagoniste assolute del CHP; in alcuni casi - addirittura - hanno un ruolo di nicchia.
Partendo dai casi positivi, in Svezia oltre il 75 per cento della generazione CHP è garantito da fonti rinnovabili, in Finlandia si arriva al 46 per cento e in Portogallo al 40 per cento. Altrove sono invece le fossili a dominare il mercato. In Repubblica Ceca, ad esempio, l’83 per cento del combustibile utilizzato è il carbone. In Spagna il 76 per cento è a gas naturale, in Italia si arriva al 69 per cento. In Germania tra oil, gas e carbone si supera agevolmente l’80 per cento. In 21 Stati su 27 le rinnovabili si fermano al di sotto del 10 per cento.

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