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IL GIORNALIERO - L’Egitto sollecita un Desertec che parli più italiano Stampa E-mail

27 febbraio 2010 - Never, never, never! Lo ha ripetuto tre volte di seguito Alaa Arafa, co-presidente (assieme ad Alberto Pirelli) dell’Italian Egyptian Business Council: “Noi non avremo mai, mai, mai troppa energia a nostra disposizione, a prescindere dalla strada che prenderemo: nucleare, gas, o rinnovabili”.
È riassunto in queste poche parole il significato dell’iniziativa Le rinnovabili come fattore di accelerazione nelle relazioni italo-egiziane, promossa dall’Ice lo scorso 25 febbraio. In Egitto, presidiare il settore dell’energia può davvero rappresentare una svolta imprenditoriale strategica per le aziende del nostro Paese; con un orizzonte di lungo periodo, viste le dinamiche attese per l’evoluzione della domanda.
“Se non vedessi un grande business nelle fonti rinnovabili - ha rilevato Khaled Abu Bakr, figura di riferimento dell’imprenditoria egiziana nel settore energetico - non saremmo qui. Entro il 2027 dovremo installare circa 50 GW di capacità aggiuntiva, e in questo processo di crescita le rinnovabili dovranno essere uno dei protagonisti”.
Ma la vera partita si potrebbe giocare anche sul fronte delle esportazioni, oltre che sulla copertura del crescente fabbisogno interno. E, al riguardo, lo stesso Egitto ha suonato la campanella dell’ultimo giro per il made in Italy. “C’è Desertec, spinto fortemente dalle aziende tedesche - ha commentato Abu Bakr - e poi l’iniziativa Transgreen, che vede in primo piano i francesi. Manca però ancora un Italtec, ovvero un’iniziativa coordinata e diffusa capitanata proprio dall’Italia, nonostante gli ampi spazi di successo che questa potrebbe avere”.
Insomma, o si parte in tempi brevi con qualcosa di davvero concreto, o si rischia di rimanere fuori dai giochi, facendo cogliere ad altri le opportunità del mercato locale. Per altro i rischi sembrano essere contenuti. “L’Egitto è un Paese efficiente e affidabile - la testimonianza rassicurante di Pirelli - che le nostre imprese possono valutare con grande fiducia. Non solo. Spesso, quando si tratta di evadere problemi, i tempi di reazione sono inferiori a quelli della stessa Italia”.

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