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IL GIORNALIERO - Russia regina (anche) dello shopping energetico nel 2009 Stampa E-mail

23 febbraio 2010 - Non c’è solo una semplice amicizia tra premier. O una mera dipendenza fornitore-cliente nel settore gas. Il rapporto energetico tra Russia e Italia è qualcosa di decisamente più complesso, con relazioni industriali e finanziarie assai più articolate di quanto possa sembrare di primo acchito.
Una prima notazione. Lo scorso anno le aziende russe del settore energetico sono state le principali protagoniste a livello mondiale per operazioni finanziarie di fusioni e acquisizioni, quelle che gli economisti chiamano M&A. Secondo uno studio della WoodMackenzie, con 16 miliardi di dollari complessivi la Russia si sarebbe infatti aggiudicata più del 10 per cento del valore mondiale complessivo (circa 150 miliardi di dollari). Per gli addetti ai lavori il ruolo di primo attore delle grandi imprese che fanno capo a Mosca non sarebbe comunque una novità. Se il 2008 era stato un anno di stanca assoluta per le fusioni e acquisizioni messe a segno da soggetti russi (solo 2 miliardi di dollari in valore), gli anni precedenti avevano segnato livelli eccezionalmente alti: 21 miliardi nel 2005, 26 miliardi nel 2006, 19 miliardi nel 2007.
La vera novità del 2009 è dunque un’altra: non tanto il ruolo prioritario della Russia, quanto dell’Italia (nella fattispecie in qualità di venditore di asset finanziari). “La maggior operazione di M&A effettuata nel 2009 da parte di una azienda russa - cita una nota dell’ICE - è stata l’acquisto da parte di Gazprom del 20 per cento della società Gazprom Neft dall'Eni, per un importo totale di 4,2 miliardi di dollari; la seconda operazione è stato l’acquisto da parte di Gazprom del 51 per cento delle azioni della società Severenergia da Eni e Enel, per 1,5 miliardi di dollari”. Da sole queste due operazioni rappresentano più del 35 per cento del valore totale delle M&A energetiche russe.

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