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IL GIORNALIERO - Ue: le rinnovabili come una rock band. Trascinante ma troppo incostante Stampa E-mail

20 febbraio 2010 - Curiosando nel mix energetico europeo emergono alcune interessanti indicazioni sulla personalità delle fonti che lo scorso anno hanno garantito la generazione elettrica del Vecchio Continente. L’eolico e l’idroelettrico? Trascinanti, in crescita di consensi; ma anche un po’ bizzose e incostanti per natura. Se è in giornata fanno il tutto esaurito; meglio però tenere a portata di mano un’alternativa casomai non dovessero presentarsi. La classica rock band un po’ sopra le righe...
Il nucleare? Criticato (dalla critica), apparentemente snobbato, sono anni che si parla di un suo imminente ritiro dalle scene. Eppure, nelle zone alte della hit parade dell’Europa a 27 Paesi c’è sempre lui. Come un cantante pop che ha già saputo convincere un paio di generazioni e sembra ben intenzionato a sedurre anche la terza; non avrà il fascino della rock star ma alla fine è sempre una garanzia.
Quanto alle fonti convenzionali, scomodare San Remo è fin troppo semplice. Hanno pochi fan che si dichiarano apertamente; perennemente messe in discussione, da anni sono considerate fuori moda. Ma in fin dei conti sono sempre loro a vincere in termini di share, con distacchi incolmabili rispetto ai concorrenti.
Infine il geotermico. Un raffinato musicista da bistrot con un pubblico di nicchia. Davvero grande qualità, ma numeri piccoli piccoli.
Fuori dalla metafora. L’eolico lo scorso anno ha garantito circa il 15 per cento della generazione elettrica in termini di TWh. Da un mese con l’altro si sono però rilevate variazioni molto consistenti: dal minimo del 12 per cento di gennaio a oltre il 18 per cento di giugno. Restando in tema di rinnovabili, la presenza del geotermico, nella classifica europea, è solo “per onor di firma”, essendo inferiore al 2 per mille.
Il nucleare, invece, ha saputo mantenersi costante su uno share del 29,5 per cento (il doppio esatto di eolico e idroelettrico, con variazioni minime da un mese con l’altro. Una regolarità degna di un orologio svizzero!
La parte residuale, a maggioranza assoluta, spetta a olio, gas e carbone, con un valore medio appena superiore al 55 per cento e una variabilità (dal 53 al 58 per cento) che rispecchia l’andamento dell’eolico.

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