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PAUSA-ENERGIA
 
DOSSIER - Un anno "contro" l'Energy Poverty Stampa E-mail

di Alberto Giovanni Pincherle


Ci sono due situazioni in cui i temi dell’energia e della povertà si incontrano e portano a quella che gli Anglosassoni definiscono Energy Poverty.
La prima situazione, forse la più conosciuta, riguarda i Paesi in via di sviluppo (PVS) in cui buona parte della popolazione non ha accesso alle forme di energia più pregiate, ovvero l’elettricità e il gas. Gli abitanti di questi Paesi sono spesso costretti ad affidarsi per cucinare o scaldarsi ad impianti rudimentali a biomassa che hanno rendimenti bassissimi e, poiché la combustione è spesso incompleta, producono forti emissioni inquinanti, causa di gravi danni alla salute.

Inoltre, poiché la combustione avviene con bassi rendimenti, la quantità di biomassa utilizzata - prevalentemente legno - è molto elevata e comporta forti impatti ambientali in termini di deforestazione. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), nel 2002 ben 2,4 miliardi di persone dei PVS dipendevano dalla biomassa come principale o unica fonte energetica.

Per quanto riguarda lo svolgimento di attività economiche, l’assenza di elettricità rende difficile innalzarne il livello qualitativo o la produttività. L’assenza di un’economia sviluppata a sua volta rende difficile per un Paese costruire le infrastrutture energetiche di cui avrebbe bisogno. Si tratta di una situazione in cui la relazione causa-effetto può essere letta nei due sensi ed è molto difficile da risolvere. [...].

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