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DOSSIER - Ancora una volta il termometro decide i prezzi del petrolio Stampa E-mail

Drilling

Neve e ghiaccio in via Morgagni
Stiamo vivendo uno degli inverni più freddi degli ultimi anni, cosa che - secondo il proverbio contadino inglese - era prevedibile, vista la copiosa raccolta di frutti di bosco verificatasi in autunno nei Paesi del Nord Europa. E lo si può vedere nelle sale vip della British Airways di Londra, dove un vassoio stracolmo è costantemente a disposizione di tutti gli invitati, che possono servirsene a piacimento.

Temperature basse implicano maggiori consumi per riscaldamento e quindi di gas naturale e di gasolio, i cui prezzi sono stati spinti fortemente al rialzo. Dopo un periodo travagliato per il mercato petrolifero mondiale, con le più ampie oscillazioni del prezzo mai registrate nella storia, questa ondata di freddo, nel contesto di una recessione economica e una diminuzione generalizzata dei consumi energetici, ha consentito una stabilità dei volumi di scambio sui mercati speculativi a futuri. Le grandi banche internazionali hanno continuato massicciamente a operare sul mercato del greggio paper e ne hanno mantenuto il prezzo su livelli elevati. A gennaio di quest’anno, per la prima volta dopo l’ottobre 2008, è stato oltrepassato il livello di 80 dollari/ barile.

Ma il freddo non basta. La primavera potrebbe essere dietro l’angolo e quindi la speculazione sta in guardia, pronta a capitalizzare i guadagni maturati e ricollocare le masse finanziarie altrove. Il fatto generale e di fondo, che viene confermato dai dati recenti di mercato, è tuttavia il permanere di una profonda disconnessone fra i fondamentali di mercato e l’evoluzione dei prezzi... [...].

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