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IL GIORNALIERO - Areva celebra il matrimonio dell’anno tra nucleare e solare Stampa E-mail

16 febbraio 2010 - A volte i contrari… possono diventare sinonimi. Sul vocabolario dell’ambientalismo talebano, certamente solare e nucleare occupano due sezioni opposte. Cercare, rispettivamente, alla voce buoni e cattivi. Ma c’è anche un’edizione diversa - quella di Areva - secondo la quale le due fonti possono perfettamente convivere in una strategia aziendale contraddistinta dalla parola chiave carbon-free. Perché, piaccia o no alle tonalità più accese del verde, entrambe le soluzioni sono effettivamente accomunate dall’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica. Lo dice la fisica, non la politica.
Non deve quindi sorprendere la scelta di Areva, annunciata alcuni giorni or sono, di acquisire il cento per cento dell’azienda americana Ausra, leader mondiale nella tecnologia del solare a concentrazione per la generazione elettrica e la produzione di vapore industriale.
Il mercato del solare a concentrazione è segnalato in forte crescita, con un tasso medio annuo che dovrebbe mantenersi nell’ordine del più 20 per cento per tutto il prossimo decennio. Un trend che porterebbe la capacità totale installata alle soglie dei 20 GW per la fine del 2020. Numeri che solleticano le ambizioni di Areva che - senza per altro rinnegare la propria vocazione nuclearista - conferma così di voler diventare “il numero uno al mondo nella tecnologia del solare a concentrazione e uno dei più attivi operatori nel comparto delle rinnovabili”.
L’acquisizione dovrebbe concretizzarsi pienamente nel giro di qualche mese, dopo le approvazioni delle autorità sulla concorrenza.

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