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IL GIORNALIERO - La Norvegia dell’energia? Come un film di Sergio Leone! Stampa E-mail

22 gennaio 2010 - La Norvegia dell’energia sta mandando in scena un remake del capolavoro cinematografico di Sergio Leone, Il buono, il brutto, il cattivo. Protagonisti, nell’ordine, la tecnologia locale, il petrolio (che per definizione è brutto) e il professor Jørgen Randers!
Sul ruolo del buono pochi dubbi. Nei giorni scorsi le compagnie pubbliche norvegesi Statoil e Statkraft (attraverso il consorzio Forewind) hanno sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi una maxi commessa eolica da parte del Regno Unito. Interessata l’area del Dogger Bank, nel Mare del Nord, ad una distanza compresa tra i 125 e i 195 chilometri dalla costa del Lancashire, in acque profonde dai 18 ai 63 metri. Il progetto, nel suo complesso, dovrebbe raggiungere i 9 GW di potenza.
Anche il brutto, comunque, è del tutto intenzionato a recitare un ruolo da protagonista. La nazione nordica, che pure ha già oggi un surplus di produzione elettrica da fonti rinnovabili, non sembra per nulla intenzionata a rinunciare all’oro (nero) che si trova al largo delle sue coste. Lo conferma l’ICE, secondo cui “il Governo norvegese avrebbe deciso di offrire 38 licenze di produzione petrolifera, distribuite tra il Mare del Nord (25), il Mare di Norvegia (10) e il Mare di Barents (3)”. Giù la testa (della trivella)… sempre per saccheggiare qualche spunto tra i film di Leone.
E il cattivo? Beh, non poteva che essere il capo della Commissione Norvegese per le Basse Emissioni, certo Jørgen Randers, almeno secondo i benpensanti dell’ambientalismo. Randers ha infatti dichiarato: “È sbagliato usare i soldi delle tasse per finanziare l’energia eolica norvegese, dal momento che l’elettricità prodotta da questi generatori è esportata”. Un pericoloso precedente che potrebbe aprire una nuova fase di dibattito e non pochi contenziosi e che - soprattutto - potrebbe lasciare con la miccia in mano i molti operatori norvegesi che - pare - sarebbero già oggi disposti a costruire 3.500 nuovi impianti (in casa) per alimentare di kWh verdi (ben remunerati) mezza Europa. Alla faccia delle smart grid, delle interconnessioni transnazionali e del concetto globale di riduzione delle emissioni. C’era una volta in Norvegia…

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