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IL GIORNALIERO - L’altra faccia della povertà: rinuncio al calorifero ma non all’auto! Stampa E-mail

20 gennaio 2010 - Ancora sulla povertà energetica. Che all’interno dell’Unione europea mostra due volti tra loro opposti, come le due facce di una medaglia. Da una parte sembra che il fenomeno sia in pericolosa crescita e investa ormai parecchie decine di milioni di europei. L’ultimo rapporto elaborato dalla Commissione europea - Living conditions in 2008 - attesta che il 10 per cento delle famiglie del Vecchio Continente non può permettersi di mantenere una temperatura adeguata all’interno delle proprie abitazioni durante la stagione fredda.
Sconcertanti sono le percentuali che si raggiungono in Romania (34 per cento), Portogallo (35 per cento), Romania (25 per cento), Lituania (22 per cento). In Germania risulta una quota di 6 famiglie su 100. Vista la consistenza della popolazione locale, questo dato equivale ad alcuni milioni di tedeschi classificati come soggetti a povertà energetica. In Italia si raggiunge l’11 per cento. Ironia della sorte, uno dei rari casi in cui il nostro Paesi si allinea alla media europea...
L’altro volto è forse più sconcertante: il benessere domestico è ritenuto un bene primario di minore importanza rispetto all’auto di proprietà. Sono infatti numerosi i casi in cui chi dichiara di non potersi permettere il calorifero, afferma comunque di non voler rinunciare a un auto (di proprietà). In Lituania, ad esempio, a fronte di un 22 per cento di energy poor, solo il 13 per cento delle famiglie non possiede un’auto. Emblematica la situazione dell’Italia dove solo 3 famiglie dichiarano di non potersi permettere un’auto (ma è pari all’11 per cento la fetta di poveri - energeticamente parlando - stimati).
Anche in Francia, Germania, Polonia. Slovenia, la percentuale di chi si priva di adeguato riscaldamento domestico è superiore rispetto a quella di chi non possiede un’auto. Insomma, al calorifero si può anche rinunciare, ma all’auto - che fino a prova contraria è alimentata a petrolio e ha costi medi di gestione nettamente superiori rispetto a quelli di un impianto di riscaldamento, per non parlare delle emissioni - no. Visto così, davvero un concetto stiracchiato di povertà energetica.

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