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IL GIORNALIERO - La crisi (energetica) porta il disavanzo Ue sotto quota 100 miliardi Stampa E-mail

16 gennaio 2010 - Che l’Europa abbia tra I suoi vizi d’origine una eccessiva dipendenza dalle importazioni di fonti energetiche, è cosa nota. Ma ci voleva forse la crisi mondiale dei mercati per dare una reale misura del problema. Uno dei pochi effetti parzialmente positivi della recessione globale ha infatti riguardato la riduzione del pesantissimo deficit commerciale dell’Europa a 27 Paesi. Che certamente ha perso dei clienti in giro per il mondo per i suoi beni di consumo, ma ha anche visto ridursi drasticamente l’esborso per l’acquisto di materie prime energetiche a seguito del doppio effetto minori volumi acquisiti e minore prezzo pagato.
I numeri sono stratosferici. Nei primi dieci mesi del 2009 la differenza (in valore) tra esportazioni e importazioni risultava pari a “soli” 96 miliardi di euro a nostro svantaggio rispetto ai 223 dello stesso periodo del 2008.
Merito, in primo luogo, proprio della voce Energy. Tra gennaio e ottobre 2008 l’Europa aveva accumulato un disavanzo stratosferico pari a 323 miliardi di euro; nei primi dieci mesi del 2009 lo stesso si è ridotto a 192.
È pur sempre un numero da mal di testa. Ma, si traduce in “risparmio” di 131 miliardi di euro rispetto all’andamento del 2008. In valore assoluto le importazioni Energy sono crollate del 40 per cento, uno strappo che nessun altro settore ha registrato in eguale misura. Per parlare, ad esempio, di una voce di bilancia per noi positiva, nello stesso periodo l’avanzo del commercio di manufatti è calato da 143 a 120 miliardi di euro (con una contrazione limitata al 15 per cento).

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