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IL GIORNALIERO - L’eolico? Grande risorsa, ma lavora meno di uno statale Stampa E-mail

9 gennaio 2010 - Ci perdoni Giuseppe Verdi per lo scempio del Rigoletto, ma leggendo gli ultimi dati pubblicati dall’Anev verrebbe da scrivere che La pala è mobile qual piuma al vento. Aggiungendo che spesso e volentieri muta d’accento.
Se sul solare, infatti si può fare affidamento solo per 1.600-2.200 ore l’anno (a seconda del posizionamento degli impianti), con rari e isolati casi di supero in aree particolarmente assolate, sembra che per le pale eoliche ci si debba accontentare di una forbice compresa tra le 1.400 e le 1.600 ore l’anno. Meno delle 35 ore alla settimana di bertinottiana memoria. Insomma, gli aerogeneratori nostrani saranno sì amici dell’ambiente, ma si può proprio dire che si ammazzino di lavoro! 
Sempre l'Anev dichiara che alla fine del 2009 la potenza eolica installata ha raggiunto la soglia dei 4,9 GW rispetto ai 3,8 di inizio anno. Si può quindi stimare che la media, per l’intero anno, sia stata attorno ai 4,4 GW. Sempre nel 2009 l’eolico ha immesso in rete 6,7 TWh. Quindi - pur con qualche inevitabile semplificazione - si può affermare che il funzionamento medio degli impianti tricolori si è attestato attorno alle 1.500 ore/anno. D’altra parte, in un documento precedente la stessa Anev segnala come obiettivo ideale quello di raggiungere i 27,2 TWh/anno di produzione, con un parco eolico di 16,2 GW. La soluzione ottimale sarebbe, quindi, quella di una producibilità appena al di sopra delle 1.600 ore/anno. Ma si tratta di una valutazione che gioca in casa.
Del resto non è che in giro per l’Europa la situazione sia straordinariamente migliore. La Spagna dichiara una potenza di 15,1 GW e una produzione annua di 28,8 TWh (dunque una media di 1.900 ore/anno) e la Germania, rispettivamente, di 22,2 GW e di 33,7 TWh (1.520 ore).

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