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IL GIORNALIERO - Il boom del fotovoltaico negli States non accende le economie di scala Stampa E-mail

4 gennaio 2010 - Il mercato americano del fotovoltaico brilla ormai di luce propria. Con una sola ombra, tutt’altro che trascurabile: pur in presenza di una curva della domanda in robusta ascesa i prezzi non mostrano alcun segnale di contrazione. L’effetto prezzo delle tanto declamate economie di scala, dunque, rimane per ora un miraggio.
A dichiararlo è un fonte indipendente e autorevole quale la US Energy Information Administration. A fine 2008 il mercato risultava, infatti, in crescita del 90 per cento rispetto all’anno precedente con un valore complessivo prossimo al GW di picco (per l’esattezza 987 MW rispetto ai 518 del 2007)! Nel frattempo il numero delle imprese PV, attive nella produzione o nell’importazione di moduli - pur in un periodo già segnato dagli effetti della crisi mondiale - è passato da 43 a 66 unità, a conferma di quanto fosse già diventato attrattivo per gli investitori il comparto.
E mentre la maggior parte degli altri settori industriali saliva alla ribalta delle cronache per il calo sempre più consistente degli addetti, proprio il fotovoltaico riusciva a muoversi in contro tendenza passando da 6.170 addetti a 11.245. Infine il giro di affari, capace di lievitare da 1,72 miliardi di dollari fino a 3,34.
Tutti segnali che gli addetti ai lavori avevano sempre annunciato come condizione necessaria e sufficiente per dare il via a una fase di riduzione dei prezzi, grazie proprio all’effetto economia di scala, certamente innegabile quando un mercato in soli dodici mesi riesce addirittura a raddoppiare...
Purtroppo, ad oggi, la pratica ha ampiamente disatteso la teoria. Infatti dalle rilevazioni dell’EIA emerge che nel 2007 il prezzo medio di un modulo era pari a 3,37 dollari per W di picco, mentre nel 2008 è stato ritoccato al rialzo fino a 3,49 dollari.

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