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IL GIORNALIERO - Cina: sarà un inferno fino al 2030 il paradiso delle rinnovabili Stampa E-mail

28 dicembre 2009 - Fosse un consumatore, il suo comportamento sarebbe giudicato al limite della schizofrenia. Potenzialmente un vegetariano doc tutto orto e famiglia… ma al desco, un consumatore impenitente di fiorentine cotte alla brace. Trattandosi della Cina però, tutto è possibile anzi, quasi del tutto inevitabile.
Nelle scorse settimane a Londra Ernst & Young eleggeva il mercato cinese come uno dei maggiormente attrattivi a livello mondiale per l’implementazione di progetti inerenti le fonti rinnovabili. Alle spalle degli Usa, ma davanti alla Germania. La scalata alla vetta è stata travolgente: nel 2008 occupava il quarto posto, nel 2007 il sesto.
Ben Warren, esperto del settore energia e ambiente di Ernst & Young, ha poi aggiunto: “Dal 2007, anno nel quale la Cina ha raggiunto la prima posizione a livello mondiale con una capacità installata di generazione da rinnovabili pari a 150 GW, anche i produttori locali di tecnologie per il settore fotovoltaico ed eolico hanno gradualmente conquistato la leadership a livello mondiale e piani sempre più ambiziosi di sviluppo sono stati annunciati. Con l’interessante novità di un alleggerimento dei vincoli all’utilizzo di componenti di produzione straniera nelle realizzazioni interne”.
Nelle stesse ore, però, il Guardian raccoglieva un’interessante dichiarazione da parte di Wan Gang, ministro cinese delle Scienze e delle tecnologie: “Scordatevi che il nostro Paese possa ridurre i livelli delle emissioni prima del 2030-2040”. Lo stesso ministro ha chiarito che non si tratta di una posizione ufficiale... ma più ufficiale di così! Insomma, le rinnovabili fanno mercato (e che mercato!) ma ancora per il prossimo quarto di secolo sarà il vecchio carbone a mantenere in piedi l’economia più dinamica del Pianeta.

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