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IL GIORNALIERO - Il verde Obama non rinnega il nucleare. Anzi… Stampa E-mail

23 dicembre 2009 - Grazie anche alla complicità dei mass media, negli ultimi mesi ha prevalso l’immagine di una netta inversione di rotta della nave statunitense, grazie al giovane nocchiero Obama e ai suoi altrettanto giovani collaboratori (a partire da Steven Chu). Da oggi, solo energia verde, solo sviluppo sostenibile, solo low carbon economy… con un bel colpo di spugna sulla fatiscente struttura energetica preesistente.
Eppure, la nuova generazione Americana (nell’accezione people) non sembra affatto intenzionata a rinnegare la generazione tradizionale (nell’accezione energy). O, per lo meno, non è ancora pronta per farlo.
L’ultimo rapporto della Us Energy Information Administration fornisce al riguardo qualche dato interessante. I primi nove mesi dell’anno si sono chiusi con un calo del 4,7 per cento della generazione elettrica rispetto allo stesso periodo del 2008. Il taglio più significativo ha riguardato le centrali a carbone: meno 12,9 per cento. In calo anche la produzione di kWh da olio combustibile (meno 12,2 per cento) mentre ha guadagnato quote mercato il gas naturale (più 4,4 per cento). Volano le quotazioni dell’eolico (più 28,5 per cento) ma - a sorpresa - si consolida anche il nucleare che sale dello 0,4 per cento.
In un contesto di economia in forte calo non si tratta certo di un valore da buttar via. Prima considerazione: l’amministrazione Obama non sembra avere alcuna intenzione di rinuciare all’atomo.
Sempre a fine settembre, su base annua il mix dei combustibili Usa nella generazione elettrica risultava essere il seguente: 44,2 per cento di carbone, 23,7 per cento gas naturale, 20,4 per cento nucleare (in lieve crescita rispetto al 2008), 1,1 dal petrolio o da sui derivati. A scorrere, l’idroelettrico con il 6,9 per cento del totale e le altre rinnovabili con il 3,6. Seconda considerazione: senza l’apporto del nucleare la generazione zero carbon arriverebbe a stento al 10 per cento.

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