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PAUSA-ENERGIA
 
Abstract in italiano
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ALGAE TO ENERGY

Il futuro dell’auspicata economia
low carbon potrebbe... non essere più in alto mare. Numerose recenti ricerche si stanno infatti concentrando sullo sfruttamento delle alghe come biomassa da convertire in carburanti alternativi a quelli attualmente utilizzati.

Tra gli esseri viventi che sfruttano la fotosintesi, proprio le alghe sono infatti l’organismo a più rapida crescita. Per determinate specie selezionate, 36 ore possono essere sufficienti per un raddoppio della
popolazione messa a coltura, fatto che non si riscontra per nessun altro raccolto tradizionale terrestre. Inoltre è stato dimostrato che alcune specie sono costituite da olio per oltre il 50 per cento della propria massa.
Come ordine di grandezza, la produzione in termini di litri/anno per ettaro coltivato può così essere di otto volte superiore rispetto alla palma da olio. Alcuni studi di laboratorio - per ora limitati alla piccola scala - danno risultati ancora più esaltanti. In ogni caso sembra chiaro che la coltivazione in ambiente marino possa dare risultati nettamente superiori rispetto a quelli ottenibili sulla terraferma.

C’è, infine, un ulteriore possibile punto a favore delle alghe: il fatto che oltre al sole abbiano come principale nutriente proprio l’anidride carbonica e si possano quindi studiare delle forme di
carbon sequestration in coltivazioni appositamente create
a ridosso di stabilimenti (magari anche centrali alimentate a combustibili tradizionali)
con elevate produzioni di CO2.

Questo articolo, elaborato da un team di ricercatori dell’Università americana
del Kentucky, esamina le criticità (e le opportunità) tipiche di una coltivazione
su larga scala, i problemi legati alla raccolta e alla lavorazione della materia prima,
fino alla produzione finale di
biofuel.

Le prospettive restano più che positive; occorre però essere consapevoli che la
sfida
non sarà né facile né dall’esito scontato. Le prime ricerche sulle alghe negli Stati Uniti risalgono addirittura a 75 ani fa, e durante la Seconda Guerra mondiale - in vista
di un possibile utilizzo per uso alimentare - ci fu anche una sensibile accelerazione
degli sforzi in R&S. Eppure molto resta ancora da fare perché si possa concretizzare
il salto di qualità necessario per passare dai laboratori al mercato.

Al momento, una delle barriere più significative all’implementazione di processi
su scala industriale è di natura economica. Altro aspetto che rappresenta
una limitazione non marginale riguarda il basso livello di efficienza in termini
di conversione dei nutrienti e degli input energetici originari. Solo una valutazione approfondita dei singoli
anelli della catena - allevamento, raccolta, estrazione dell’olio, produzione dei biofuel - consentirà di capire con quali tempi e a quali condizioni
questa promettente soluzione diventerà realtà.

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