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IL GIORNALIERO - Infrastrutture: l’insostenibile costo del non riparare Stampa E-mail

2 dicembre 2009 - Sempre più si sta facendo strada - anche nel settore delle infrastrutture - un innovativo filone di studi: il calcolo dei costi del non fare. In altre parole, quali implicazioni in termini economici, imprenditoriali, occupazionali, sociali… può avere la scelta di non costruire un collegamento autostradale, un ponte, una linea ferroviaria. Il discorso vale, naturalmente, anche per un nuovo elettrodotto che permetta di superare un preesistente collo di bottiglia.
Nei costi del non fare è ovviamente compreso anche il prezzo del non intervenire sul già realizzato attraverso adeguati programmi di manutenzione e ammodernamento. Anche se questo aspetto è troppo spesso trascurato, le sue conseguenze sono a dieci zeri.
Secondo la World Bank l’insicurezza delle infrastrutture, il cattivo stato di conservazione del manto stradale, la scarsa attenzione per le best practice in tema di sicurezza, l’eccessivo stato di usura dei veicoli presentano all’Europa e all’Asia centrale un conto superiore ai 100 miliardi di dollari ogni anno.
Per la sola Russia il conteggio è superiore ai 34 miliardi di dollari; in Turchia si raggiungono i 14 miliardi e in Polonia i 10. Si tratta - in buona misura, ma non solo - di costi legati agli incidenti e alle conseguenze di questi sulle cose e sulle persone. Dunque di una voce che non può certo essere azzerata. “Ma che può calare sensibilmente - assicurano gli esperti della World Bank - attraverso interventi infrastrutturali mirati”. Davvero il costo del non riparare può essere insostenibile… ma non per questo inevitabile.

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