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IL GIORNALIERO - Nell’ultimo decennio l’industria italiana ha staccato la spina Stampa E-mail

1 dicembre 2009 - Negli ultimi dieci anni l’incidenza relativa dei consumi elettrici del settore secondario è calata sensibilmente a tutto vantaggio del terziario che, al contrario, ha visto lievitare la sua quota. L’Italia, insomma, è sempre meno un Paese di fabbriche e sempre più una nazione di uffici, negozi, hotel e ristoranti. È, questa, una delle molte informazioni contenute nel volume pubblicato ieri dall’Istat e relativo alle Statistiche ambientali in Italia.
Ancora nel 1995 l’industria nostrana assorbiva oltre il 53 per cento dei kWh immessi in rete. A fine 2007 - prima della brusca frenata causata dalla crisi e, anzi, in una fase di relativo superlavoro per le manifatture nostrane – lo share era scivolato al di sotto del 49 per cento con un taglio di oltre 4 punti. Esplode, invece, la domanda del terziario che passa da 52,7 a 90,3 TWh con una crescita superiore al 70 per cento. In termini di quota mercato questa accelerazione si traduce in un salto dal 21,7 al 28,3 per cento. Il che significa aver sorpassato (piuttosto nettamente) il comparto domestico attualmente accreditato di uno share pari al 21 per cento rispetto al 23,5 di dieci anni fa.
In attesa che la minaccia di cancellare la pausa pranzo possa diventare operativa, proprio il comparto bar&ristoranti mostra uno dei livelli di crescita dei consumi di energia elettrica più sensibile (oltre il 70 per cento in dieci anni). Oggi, da solo, consuma quasi il 4 per cento dei kWh immessi in rete. Molto di più di quanto non faccia, nel suo complesso, l’industria del tessile e abbigliamento, o l’intera filiera industriale della carta.
Un dato curioso riguarda l’agricoltura. Nonostante il sensibile calo degli addetti che ha contraddistinto i nostri campi negli ultimi tempi, l’incidenza relativa del settore primario sale, sia pure di un solo decimo di punto (da 1,65 a 1,77 per cento). Segno che il comparto è sempre più energivoro. Anche quando si caratterizza come biologico o a impatto zero.

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