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Efficienza energetica: l'Italia può cambiare passo Stampa E-mail

di Andrea Molocchi, ufficio studi Amici della Terra


L’indagine degli Amici della Terra sul posizionamento dell’Italia negli indicatori su energia e clima, Efficienza energetica: più efficace per il clima, meno costosa per l’Europa, più equa per l’Italia, più intelligente per tutti, evidenzia che il nostro Paese è in grave ritardo nel rispetto degli obiettivi della politica climatica europea, sia con riferimento a quelli di Kyoto per il periodo 2008-2012, sia in relazione agli obiettivi nazionali al 2020 impliciti del pacchetto energia e clima, appena approvato dall’UE.
Tuttavia, emergono anche alcuni primati nel campo dell’efficienza energetica (a partire dalla bassa intensità energetica totale e negli usi finali dell’energia) che spesso il Paese non conosce, e dunque non valorizza in termini politici e di sistema.
Passi sulla vecchia soglia
[...] Dall’analisi della situazione emergono con chiarezza, accanto ad alcune eccellenze in termini di efficienza come nel termoelettrico, i settori relativamente più arretrati che costituiscono la priorità d’intervento, come il riscaldamento del residenziale e i trasporti merci e passeggeri. La domanda che sorge spontaneamente è: Come mai, se siamo tra i primi per efficienza, siamo fra gli ultimi nel rispetto degli obiettivi di CO2?
Qualcosa non quadra? No: è proprio così, avremmo dovuto imparare a convivere con questo dilemma almeno da trent’anni a questa parte. In valore assoluto consumiamo molta energia e produciamo molte emissioni; ma - semplificando - consumiamo tanta energia e produciamo tanta anidride carbonica perché esportiamo molti prodotti, ospitiamo molti turisti e ci

Invece di scommetere
sui nostri punti di forza, ci siamo seduti a guardare con invidia gli altri che innovavano in base
ai
loro punti di forza
piace muoverci in libertà. Non certo perché siamo spreconi quando facciamo queste cose; anzi, molti indicatori dimostrano che siamo relativamente più attenti degli altri Paesi europei e molto più attenti rispetto agli altri Paesi del Globo.

Il problema è che invece di cercare di individuare i nostri punti di forza e scommettere su di essi, abbiamo peccato di un eccesso di provincialismo e ci siamo seduti a guardare con invidia gli altri che innovavano in base ai loro punti di forza. Non abbiamo capito che i nostri primati nell’efficienza non sono dovuti al caso, ma sono strettamente legati al patrimonio produttivo, tecnologico, di imprenditorialità diffusa del nostro Paese (oltre che ad una nostra vocazione sociale al risparmio nei consumi, alla prudenza e all’eleganza, che non è mai fatta di eccessi). [...]

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