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IL GIORNALIERO - Dai Dik Dik all’efficienza energetica la California resta un luogo da sogno… Stampa E-mail

12 novembre 2009 - Quando i Dik Dik, nel lontano 1966 sognavano il blu della California, oppressi dal cielo grigio e dalle foglie gialle nostrani, dei cambiamenti climatici non si intravvedeva neppure l’ombra. E lo stesso termine efficienza energetica era pressoché sconosciuto. Oggi che, al contrario, climate change and Energy efficiency sono temi balzati ai vertici della hit parade delle preoccupazioni mondiali, quella canzone sembra più che mai attuale, riletta in chiave energetica.
Nei giorni scorsi l’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEEE) ha infatti pubblicato la nuova classifica degli Stati americani più virtuosi in termini di politiche di efficienza energetica, confermano - irraggiungibile - in prima posizione proprio la California. Che si segnala così, non solo come esempio per gli altri 50 Stati, ma - più in generale - come modello per più di un Paese della vecchia Europa, Italia compresa. La classifica è stata stilata tenendo conto di numerosi indicatori quali i programmi di intervento sul settore pubblico e sulle utility, le policy a favore dei trasporti, i provvedimenti adottati nel comparto dell’edilizia, l’utilizzo della cogenerazione, le specifiche iniziative del governo locale, gli standard di efficienza energetica adottati. Tutte voci che hanno posto sotto i riflettori la California.
E poi? Medaglia d’argento per l’emergente Massachussets, che migliora di ben cinque posizioni i risultati del 2008) e che precede, nell’ordine, Connecticut, Oregon, New York. Eccellenti i progressi del Maine (che in un solo anno passa dalla 19a alla 10a posizione, a conferma che volendo, non servono tempi biblici per cambiare lo stato delle cose) e il Colorado (dal 24° al 16° posto). Maglia nera, in tutti i sensi, per Mississippi, North Dakota, Wyoming che chiudono ingloriosamente questa classifica.
Curiosità. Il verde Obama non se la cava granché bene. L’Illinois, che lo ha adottato come senatore, occupa la ventottesima posizione e le Hawaii, che lo hanno visto nascere, la diciannovesima. Sorride, dunque, il texano Bush. Il suo Stato troppo spesso liquidato come patria del petrolio, e dunque per definizione sporco e poco sensibile alle tematiche ambientali, si aggiudica un dignitoso 23° posto. Giusto a metà strada tra Illinois e Hawaii.

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