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IL GIORNALIERO - Investimenti verdi? India, Cina e Brasile più affidabili dell’Italia Stampa E-mail

4 novembre 2009 - Volete investire nella lotta ai cambiamenti climatici? Scordatevi l’Italia. Come piazza finanziaria, almeno per questo specifico indirizzo. è molto meno affidabile della Cina, della Corea del Sud, del Brasile…
L’amara sentenza è contenuta nel rapporto Climate tracker, firmato da Deutsche Bank. Si tratta di un’analisi, la prima accessibile al grande pubblico, che fornisce un rating di rischio (che va da 1, meno rischioso, a 3, più rischioso) per Paese e aree geografiche.
Anche quando si tratta di ambiente ed energia, per il business la lettera E inevitabilmente conta meno della sigla TLC. Le considerazioni di natura Etica lasciano infatti il posto a tre requisiti fondamentali: Trasparenza, Longevità, Certezza.
Se i governi locali sono in grado di garantire un quadro legislativo, normativo, regolatorio, di incentivazioni nel complesso credibile e comprensibile, non in perenne evoluzione, destinato a durare con un orizzonte di lungo periodo, allora vale la pena investire. Altrimenti, meglio cambiare stato o continente…
I risultati del Climate tracker, come detto, trascinano l’Italia in coda alla classifica. Sono stati premiati con un bell’1 (rischio minore) l’Austria, il Brasile, la Cina, la Francia, la Germania e il Giappone. “Questo - spiegano gli esperti di Deutsche Bank - è da attribuirsi ai consistenti piani di incentivazione in essere insieme a un approccio coerente, dimostrato da una pianificazione efficace”. Nonostante gli sforzi di Obama, gli Usa restano a “medio rischio”, in compagnia dell’India, dell’Indonesia, del Messico, della Russia, del Canada, Della Corea del Sud, della Gran Bretagna e del Sud Africa. Tra le economie più importanti del Pianeta, è l’Italia l’unico Paese in “zona 3”, quella dove sembra sconsigliato investire.
Lo studio è stato realizzato da Asset Management di Deutsche Bank, con il supporto del Climate Center at the Earth Institute della Columbia University. L’analisi ha stimato l'impatto sulle emissioni di 270 indirizzi di governo e politiche quadro sul clima di 109 Paesi, aggregandoli a livello nazionale, regionale e globale.

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