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IL GIORNALIERO - Geotermico: negli Usa il brutto anatroccolo è diventato un cigno Stampa E-mail

3 novembre 2009 - Pareva la storia del brutto anatroccolo. E proprio come nella fiaba del (futuro) cigno, anche in questo caso c’è stato il lieto fine. Negli States, la pioggia di finanziamenti - quantizzabili in centinaia di milioni di dollari - alle fonti rinnovabili aveva accontentato un po’ tutti: eolico, solare, fotovoltaico, biomasse, biofuel… Solo il geotermico era rimasto all’asciutto nel suo tiepido cantuccio. Apparentemente dimenticato.
È toccato a Steven Chu vestire i panni del moderno Hans Christian Andersen e fare giustizia del torto. La scorsa settimana proprio il segretario del Dipartimento per l’energia degli Stati Uniti ha infatti annunciato lo stanziamento di 338 milioni di dollari per progetti di studio, sviluppo tecnologico, monitoraggio, esplorazione, nel settore della geotermia.
Interessati da questo massiccio stanziamento saranno 123 progetti, localizzati in 39 Stati. Dei fondi potranno beneficare industrie private, istituzioni accademiche, laboratori di ricerca, governi locali e tribù di nativi americani (vedi anche Inside the DOE’s Tribal Energy Program).
“Lo sviluppo dell’energia geotermica negli Stati Uniti ha ancora un potenziale enorme - ha dichiarato Chu - per scaldare le nostre case e per rilanciare la nostra economia. Grazie al salto tecnologico atteso nei prossimi anni, l’America potrà catturare questa energia pulita e carbon free a costi inferiori rispetto alle più vantaggiose realizzazioni oggi in esercizio”.
Come accennato, un ruolo fondamentale è stato assegnato al monitoraggio dei campi già coltivati e all’esplorazione dei nuovi. “È indispensabile - ha aggiunto Chu - sviluppare sistemi di raccolta ed elaborazione dei dati più affidabili rispetto a oggi, per ridurre il rischio legato alla perforazione di nuove aree e i costi connessi con l’incertezza dei risultati”.
Sul fronte dei nuovi posti di lavoro, una interessante novità rispetto al passato. Il Dipartimento per l’energia assicura che questo nuovo massiccio programma potrà creare migliaia di nuovi posti di lavoro… o per lo meno preservare dall’espulsione dal mercato competenze nella perforazione, esplorazione, costruzione e mantenimento di impianti. È la prima volta che si ammette (implicitamente) il fatto che la corsa alle rinnovabili crea sì posti di lavoro verdi ma, inevitabilmente, porta anche a problemi di disoccupazione nelle aree tradizionali dell’energia fossile.

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