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IL GIORNALIERO - Hera esalta il rubinetto e dichiara guerra all’acqua in bottiglia Stampa E-mail

16 ottobre 2009 - L’elenco dei precedenti è piuttosto nutrito e certamente illustre. A partire dal sindaco di New York Michael Bloomberg, e di Londra Ken Livingston… Ora, però, la schiera dei supporter del rubinetto vede scendere in campo anche la multiutility Hera.
Nel suo Report 2008 sulla qualità dell’acqua potabile l’attacco alle minerali in bottiglia è piuttosto frizzante. La presentazione del report, a firma Giampaolo Fabris (professore ordinario di Sociologia dei Consumi all’Università San Raffaele di Milano) è una classica doccia fredda, almeno per i produttori di oligominerali etichettate.
“I consumi di acqua minerale in Italia - commenta il docente - costituiscono una vistosa anomalia. A fronte delle difficoltà crescenti a far quadrare i bilanci, dell’eccellente qualità dell’acqua di rubinetto, dei problemi ambientali che genera l’acqua minerale, che confliggono vistosamente con l’attribuzione pubblicitaria di naturalità, è davvero difficile comprendere il credito che gli italiani le attribuiscono”.
“Se è comprensibile il pushing dei ristoratori, che impongono ormai l’acqua minerale come una sorta di tassa obbligata ai loro clienti - rincara la dose - analoga all’odioso coperto, assai meno lo è il successo nei consumi domestici”.
Meglio, quindi fare un pernacchio alle ammiccanti pubblicità del settore e affidarsi al rubinetto, che non avrà la qualifica di Santo (come invece molte acque in vendita) ma certamente è beato… soprattutto se permette all’acqua Hera (guarda caso, di buona/eccellente qualità secondo il report) di sgorgare a prezzi pressoché irrisori per gli assetati consumatori.
“Occorre adesso, magari mobilitando quello straordinario strumento di passaparola che è Internet, divenirne tutti consapevoli”, conclude il suo appello il professor Fabris.
A ben vedere la teoria non è affatto rivoluzionaria, anche se Hera sembra voler rivendicare il primato di questa nuova battaglia: “Siamo la prima utility italiana - ha dichiarato l’amministratore delegato Maurizio Chiarini - a pubblicare un report sulla qualità dell’acqua potabile erogata. A differenza del Bilancio di Sostenibilità, però, non esistono linee guida internazionali a cui aderire. Ciò ha richiesto uno sforzo importante di progettazione del report che ha potuto trarre ispirazione solo da analoghi documenti pubblicati in alcuni Paesi anglosassoni”.
Scommettiamo che durante le riunioni degli esperti che hanno portato alla stesura di questo innovativo documento, sui tavoli della sala conferenza l’acqua offerta era in bottiglia?

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