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IL GIORNALIERO - E ora, anche l’energia per comunicare rinnega Dante per Shakespeare Stampa E-mail

5 ottobre 2009 - L’Italia dell’energia può essere considerata una realtà dal respiro internazionale? In termini di politica energetica, mix delle fonti, efficienza energetica delle abitazioni, ricerca di settore... probabilmente no. Ma se la parola (pardon, the word) passa agli uffici stampa e alle agenzie di comunicazione, è tutta un’altra storia. Subito l’energia made in Italy passa dagli spaghetti al pudding.
Un modo un po’ goffo di rimediare al gap nostrano di internazionalità? Forse. L’unica cosa certa è che nell’ambito della comunicazione la sostituzione di Dante con Shakespeare sembra essere diventata un obbligo. E l’inflazione di termini inglesi - cresciuta a dismisura proprio in questi ultimi tempi - è ormai giunta alle soglie del mal di testa.
Sia chiaro, finché si parla di smart grid, brent, futures, upstream e downstream... l’inglese è la lingua ufficiale di riferimento, e una traduzione italiana sarebbe una impacciata forma di moderna autarchia.
Passare da un estremo all’altro, tuttavia, fa - per lo meno - sorridere. C’è davvero bisogno di convertire le classiche presentazioni di una volta in press lunch, press invitation, press conference (rigorosamente riservate agli stakeholder) conference call o save the date? O di trasformare una normale intervista telefonica in call per il Q&A, previo confronto sul draft?
Wazz american boy, avrebbe detto l’Alberto Sordi nazionale. È come se la mancanza di almeno un paio di termini inglesi in un qualsiasi messaggio o invito lo rendesse privo di autorità e autorevolezza. E allora, mano al dizionario!
Così, le aziende di oggi (che sono poi le stesse di ieri) considerano un punto di svolta l’aver iniziato a comunicare con i loro utenti in modo user friendly, puntano sulla customer satisfaction e sulle community relations, promettono di valorizzare la customer experience, corteggiano il green consumer e cerano di sedurlo con le dual-energy. E all’occorrenza sono pure disponibili a cambiare il branding e il naming pur di rendere più friendly l’azienda. Tutto ciò, operando secondo i più severi parametri della corporate climate responsability, in attesa di una grid parity, che potrebbe stravolgere lo scenario attuale.
Sarà, ma alla fine, sempre kWh (più o meno carbon free) vendono, e sempre bollette inviano. Fatturate e pagate in euro, e non in dollari o sterline.

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