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IL GIORNALIERO - La fuga dei cervelli non sembra preoccupare le PMI italiane Stampa E-mail

2 ottobre 2009 - Si può arginare la fuga dei cervelli - tanto denunciata come uno dei mali della ricerca made in Italy - anche attraverso lo steccato dei brevetti? Certamente sì. È chiaro, infatti, che l’utilizzo della proprietà intellettuale si configura come un valido aiuto per incrementare la capacità di innovazione e lo spirito competitivo delle piccole e medie imprese. E lo strumento brevettuale permette di consolidare il collegamento tra il mondo della ricerca e quello dell’industria.
Insomma, c’è più gusto a fare ricerca se, in qualche modo e in qualche misura, se ne possono poi sfruttare anche economicamente (che nessun purista si scandalizzi, per favore) i risultati. Questo, naturalmente, vale anche per le attività del settore energetico. “Sempre di più in futuro sono prevedibili brevetti nel comparto delle energie rinnovabili, viste le notevolissime recenti innovazioni nel campo”, è la stima del Rettore del Politecnico di Bari, Nicola Costantino.
Ma l’Italia è pronta a recepire questo messaggio? Qui la risposta sembra virare inevitabilmente verso il no. Una prova tangibile - per un tema intangibile come quello della proprietà intellettuale - è giunta dal convegno PMI: proprietà industriale, innovazione e accesso al credito organizzato dal Politecnico di Milano, che si è svolto ieri.
Tema di estremo rilievo, quindici relatori qualificati, la presentazione di case history di successo, l’approfondimento della delicata questione dell’accesso ai finanziamenti... e forse neppure cinquanta spettatori presenti in un auditorium strutturato per ospitarne tre volte tanti.
A cogliere di sorpresa è stata proprio la mancanza di interesse dei diretti interessati, ovvero la piccola e media impresa. E pensare che, limitandosi alle sole imprese operative nel settore industriale in senso stretto, sono oltre 35 mila le PMI della regione lombardia qualificate da Eurostat come innovative, dunque come potenziali destinatari del messaggio.
E poi ci lamenta della fuga dei cervelli o della concorrenza sleale della Cina... Che siano proprio le PMI le prime a voler aprire il cancello?

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