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IL GIORNALIERO - Per gli indiani d’America le fonti rinnovabili sono la nuova frontiera Stampa E-mail

22 agosto 2009 - Le rinnovabili tornano alle origini. A quando, cioè, si proponevano non come soluzione globale ai problemi energetici del Pianeta, bensì come risposta puntuale all’esigenza di comunità locali o, comunque, di utenze di piccole o medie dimensioni. Succede negli States, dove il segretario del Dipartimento per l’energia Steven Chu ha annunciato di aver stanziato 13,6 milioni di dollari per progetti pluriennali concernenti le clean energy, il risparmio energetico, le fonti rinnovabili. Beneficiarie, 36 tribù native degli attuali Stati Uniti e dell’Alaska.
“Il dipartimento per l’energia ha deciso di aiutare i nativi a raggiungere i propri fabbisogni di energia elettrica, ricorrendo a tecnologie pulite - ha dichiarato Chu - con il vantaggio aggiuntivo di creare nuovi posti di lavoro e opportunità economiche direttamente in loco”.
Soprattutto per le comunità più isolate dell’Alaska si tratterebbe di un importante punto di svolta. Ad oggi, infatti, la loro dipendenza dal petrolio - come fonte energetica primaria - è quasi assoluta, con la pesante vulnerabilità che ciò comporta, soprattutto in termini di prezzo dell’energia elettrica, del tutto vincolato all’andamento altalenante delle quotazioni del greggio.
La nuova amministrazione ha dato certamente impulso a questi progetti, ma il merito di tale idea non può essere attribuito alla sola svolta di Obama. Infatti, i primi risultati positivi risalgono al 2002 e da allora 93 progetti energetici avanzati da comunità tribali sono stati appoggiati dal Dipartimento per l’energia.

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