21 agosto 2009 - La gestione delle acque per uso agricolo in Asia segue modelli insostenibili e inadeguati per rispondere alla crescente domanda di generi alimentari della popolazione locale. Un approfondito studio condotto dall’International Water Management Institute (IWMI) di Battaramulla (Sri Lanka), dalla Food and Agriculture Organization dell’Onu e dall’Asia-Pacific Water Forum ha lanciato l’ennesimo allarme.
Attualmente il continente asiatico ospita il 70 per cento delle terre irrigate del Pianeta e consuma il 73 per cento delle acque per uso agricolo utilizzate nel mondo; la maggior parte dei canali, tuttavia, è stata realizzata negli anni Sessanta e Settanta. Da allora l’Asia ha beneficiato della cosiddetta Green Revolution che ha permesso di aumentare la produzione di derrate alimentari del 137 per cento dal 1970 al 2007 praticamente a parità di superficie coltivata (solo 3 per cento di incremento). Le conseguenze a livello ambientale non sono state tuttavia indifferenti, soprattutto in termini di inquinamento e riduzione delle biodiversità.
Per altro, il calo dei costi delle produzioni agricole ha scoraggiato ogni ulteriore investimento in nuove infrastrutture o nell’adeguamento di quelle esistenti. Un po’ come succede nel settore oil&gas quando il prezzo del barile di petrolio è troppo basso…
Nel frattempo, lo spostamento di ampie fasce della popolazione dai campi alle città e una maggiore attenzione per la dieta alimentare (con più carne, frutta e ortaggi nel piatto) ha reso in parte inadeguato quel sistema di irrigazione, nato principalmente in funzione della produzione di cereali.
L’insieme di tutti questi fattori suona ora come un campanello d’allarme da non trascurare. La soluzione - dichiarano apertamente gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Nature - non è certo quella di utilizzare più acqua, ma di incrementare la produttività dei sistemi di irrigazione, rendendoli più moderni ed efficienti.
Sul tema acqua il Giornaliero aveva già pubblicato - lo scorso 15 agosto - una notizia riguardante il timore di una crisi idrica senza precedenti e potenzialmente distruttiva che potrebbe colpire l’India nei prossima anni.