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Annoni: "È strategico unire gli sforzi di tutti i partner" Stampa E-mail
Da qualche anno a questa parte, guadagnati gli onori di "vettore energetico del futuro", l'idrogeno è diventato la star, anche sui quotidiani e sui giornali non di settore. Leggendo tra le righe dei mass media sembra quasi di imbattersi in una "invenzione" recente, recentissima, sulla quale solo adesso si pu˜ iniziare a lavorare sul serio. Eppure si tratta di un elemento scoperto quasi due secoli e mezzo fa che nel mondo ha già un ruolo fondamentale in numerosi processi industriali.
"La sua scoperta risale al 1776 ad opera del fisico Cavendish - conferma Marco Annoni, vice presidente del Gruppo Sol - e oggi viene largamente utilizzato in svariati settori di applicazione, come nell'industria petrolchimica (per la desolforazione dei derivati del petrolio), nella chimica di base (produzione del metanolo e dell'ammoniaca), nei processi di lavorazione del vetro, in metallurgia ed in elettronica. Il totale della produzione mondiale si attesta a circa 500 miliardi di metri cubi all'anno; il 15 per cento localizzata in Europa Occidentale.

In questo contesto, qual è il ruolo della domanda per uso energetico e quale il potenziale di sviluppo nei prossimi anni?
La frazione destinata all'uso come vettore energetico è oggi ancora molto piccola, tuttavia l'interesse sull'idrogeno sta rapidamente crescendo, grazie alla peculiarità della sua molecola, in grado di generare prodotti di combustione privi di anidride carbonica e di particolati (PM10) e quindi a basso impatto ambientale. Il ruolo potenziale quale vettore energetico che l'idrogeno può svolgere è di conseguenza quello del protagonista, poiché in prospettiva ci consente di avere a disposizione un combustibile in grado di fornire energia pulita quando viene "bruciato" in un motore a scoppio o quando "reagisce" nelle celle a combustibile.
I principali programmi internazionali di ricerca e sviluppo stanno dedicando un'attenzione crescente al settore delle applicazioni energetiche dell'idrogeno sia per autotrasporto sia in ambito di generazione di energia di tipo stazionario.

Qualcosa si sta muovendo, quindi?
Certo. E' di febbraio la notizia dello stanziamento da parte degli USA di oltre un miliardo di dollari da destinare ai programmi FreedomCar e FreedomFuel, che nei prossimi cinque anni svilupperanno veicoli a celle a combustibile altamente tecnologici e le applicazioni dell'idrogeno ad essi correlate. Anche l'Europa intende fare la sua parte con lo strumento del VI Programma Quadro, destinando ingenti risorse per programmi a medio e lungo termine di sviluppo delle tecnologie di produzione, accumulo, distribuzione ed utilizzo dell'idrogeno. In Giappone, invece, è stato avviato da anni il programma We-Net con l'obiettivo di realizzare entro il 2020 il primo nucleo di infrastruttura energetica basata sull'idrogeno.

Non è un appuntamento dietro l'angolo...
Vero, ma proprio questa data, il 2020, è considerata da molte autorevoli fonti come il riferimento per una reale transizione dalla fase di sviluppo dei prototipi dimostrativi alla nascita di un primo reale mercato energetico dell'idrogeno.

Quali limiti esistono a una pi? rapida diffusione dell'H2 in campo energetico e quali strade, secondo voi, sarebbe auspicabile percorrere per avvicinarci più rapidamente alla civiltà dell'idrogeno?
Allo stato attuale un'auto a idrogeno costerebbe da 2 a 10 volte più di un'auto di tipo tradizionale, e non potrebbe comunque fare rifornimento. Affinché si possa arrivare a rendere fruibile la tecnologia sotto forma di "modelli" e non più di "prototipi", e a rendere nel contempo disponibile l'infrastruttura necessaria ad utilizzarli su larga scala, occorre una mole di investimenti considerevole.
La difficoltà principale sta proprio nel trovare il giusto compromesso tra questi tre temi strettamente correlati tra di loro: riduzione del costo della tecnologia, conversione dell'infrastruttura di distribuzione, disponibilità finanziarie cospicue per sostenere i programmi di investimento.
La soluzione più concreta è quella di affrontare i temi oggi sul tappeto per gradi; cominciando con l'incentivare quei progetti aventi l'obiettivo di realizzare prototipi di auto e mezzi pubblici che possano tornare ogni sera a rifornirsi presso distributori di idrogeno centralizzati. L'industria potrebbe così essere messa in grado, grazie a queste sperimentazioni sul campo, di produrre le prime "catene di montaggio" specifiche per i veicoli ad idrogeno e giungere così in tempi più rapidi ad una riduzione dei costi a livelli compatibili con il mercato.
Vale la pena di sottolineare come senza un contributo finanziario "istituzionale" (regionale, nazionale, europeo, ...) affiancato agli investimenti privati, i tempi di cui si parla potrebbero, anziché accorciarsi, allungarsi.

A prescindere dai costi dei mezzi e di struttura, quanto si spenderebbe oggi per un ipotetico pieno di idrogeno?
Oggi il costo al chilometro dell'idrogeno è circa 1,5 volte il costo della benzina. E' ragionevole affermare che con l'aumento della domanda di idrogeno come combustibile il suo costo sarà destinato a scendere fino ad allinearsi a quello della benzina, tasse incluse. Ciò potrà avvenire quando i volumi di utilizzo dell'idrogeno nei trasporti ra ggiungeranno significative quote di mercato (20-25 per cento del parco automezzi circolante), in virtù del contenimento dei costi produttivi dovuti al fattore di scala ed al contemporaneo miglioramento delle tecnologie di produzione, trasporto e distribuzione. Per tali motivi il Gruppo Sol ritiene che il maggior costo attuale dell'idrogeno rispet to ad altri carburanti, sia in prospettiva superabile.

Qual è il ruolo e il peso dell'Italia nel panorama internazionale?
Il ruolo dell'Italia nel panorama internazionale è potenzialmente importante. L'ultimo programma nazionale di investimento ha stanziato per lo sviluppo dei nuovi sistemi di produzione e gestione dell'energia, vettore idrogeno e celle a combustibile, quasi 90 milioni di euro. Una cifra importante, anche se comprensibilmente ancora lontana da realtà come quella statunitense, dove per certi versi si può già cominciare a parlare in termini di "sviluppo di modelli" anziché di "sviluppo di prototipi". L'Italia deve sfruttare al meglio e in tempi brevi le risorse di cui intende dotarsi, tenuto conto che a differenza di altre realtà come gli Usa o la Germania, ad oggi non esistono stazioni di rifornimento già installate e operanti e mezzi a idrogeno circolanti.

Quanto è importante la collaborazione tra pubblico e privato e l'adesione a programmi di ricerca sovranazionali o comunque in grado di coinvolgere più partner?
Unire gli sforzi di tutti i partner, sia pubblici che privati, affinché vengano rispettati i tempi pianificati per i principali programmi di sperimentazione italiani è strategico. Le aziende private oggi non possono, da sole, sostenere il necessario sforzo di investimento di capitali a fondo perduto nella ricerca e sviluppo; le aziende private hanno un patrimonio di conoscenza e di tecnologia che sarebbe un peccato non utilizzare al meglio nella ricerca. Pertanto la collaborazione tra pubblico e privato risulta essere un fattore importante, soprattutto se inquadrata in programmi organici di pianificazione nazionale o a livello europeo.

Quanto è importante oggi l'idrogeno nella vostra produzione di gas?
Il Gruppo Sol è una multinazionale finalizzata alla produzione e commercializzazione di un'ampia gamma di gas industriali, medicinali e speciali, con quasi 100 applicazioni tecnologiche connesse al loro utilizzo ottimale; inoltre vanta una marcata presenza nel settore dell'assistenza sanitaria con oltre 29.000 pazienti. Il fatturato nel 2001 è stato di 236 milioni di euro, a fronte di un numero di dipendenti superiore a 1.100 unità, gli impianti di produzione e distribuzione sono localizzati in 15 nazioni europee.
La sfida dell'idrogeno Sol non la raccoglie solo adesso; ma con la sua tecnologia, sviluppata in oltre 70 anni di attività in tutte le applicazioni "tradizionali" del mercato idrogeno citate all'inizio, è giunta a vantare la propria presenza in tutte le applicazioni dei gas tecnici e medicinali. Così come oggi conduce tre siti di produzione idrogeno da steam reforming in Italia e un quarto all'estero, nonché svariate installazioni produttive di tipo "on-site" presso propri clienti in Europa. Ciò ci consente di fatturare già adesso quasi 6 milioni di euro all'anno grazie all'idrogeno.

Il suo ruolo è destinato a crescere?
Il tasso di crescita a medio - lungo termine prevedibile per il mercato dell'idrogeno come vettore energetico è assai superiore a quello, pur rimarcabile, di crescita del mercato idrogeno tradizionale. Come Gruppo nutriamo molte aspettative al riguardo.


 
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