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IL GIORNALIERO - La sindrome Nimby a Benevento contagia anche le biomasse Stampa E-mail

31 luglio 2009 - Nella lunga contesa tra fautori e oppositori della centrale a biomasse di San Salvatore Telesino (Benevento) ha vinto la sindrome Nimby.
La vicenda iniziò nel lontano 2005, quando un’azienda della provincia di Bergamo, la Vocem-Abm, presentò una richiesta per la realizzazione di una centrale a biomasse nel comune di San Salvatore Telesino, con un investimento di oltre 56 milioni di euro.
Fin dalle prime fasi del processo autorizzativo emerse la netta contrarietà delle comunità locali, costituitesi in comitati di cittadini. I comitati accusavano l’azienda bergamasca di voler realizzare, attraverso il cavallo di Troia delle biomasse ligneocellulosiche, un inceneritore di rifiuti. Nelle intenzioni dei promotori vi era infatti - a giudizio degli oppositori - la volontà espressa di poter utilizzare l’impianto per bruciare CDR per fronteggiare situazioni di emergenza nello smaltimento dei rifiuti. Di qui a trasformare, una volta ottenute le autorizzazioni, l’impianto in un inceneritore il passo sarebbe stato breve.
Le tesi dei comitati trovarono breccia nelle istituzioni locali al punto che la Provincia di Benevento prese posizione nettamente contraria e il presidente del Consiglio Regionale della Campania, Sandra Lonardo Mastella, indirizzò un appello all’assessore all’Ambiente della Regione Walter Canapini perché sostenesse la posizione delle istituzioni e delle comunità locali.
Nei giorni scorsi lo scontato epilogo: la Conferenza regionale dei servizi ha espresso parere negativo sulla realizzazione della centrale a biomasse.
La Provincia di Bergamo ha reagito preannunciando la richiesta di danni alle istituzioni campane, Regione, Provincia di Benevento e Comune di San Salvatore Telesino.

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