1 luglio 2009 - Sarà anche la terra promessa per gli amanti delle rinnovabili. Ma in tema di risparmio energetico la Spagna sembra dover compiere ancora parecchia strada prima di poter entrare a far parte delle nazioni virtuose del vecchio Continente.
Limitatamente al settore pubblico, la situazione sarebbe infatti particolarmente critica, come denuncia uno studio finanziato dall’Instituto Nacional de la Administración Pública (INAP) e presentato a Pamplona nei giorni scorsi.
Scopo dello studio, valutare il livello di conoscenza dei diversi aspetti del risparmio energetico tra i dipendenti della pubblica amministrazione, l’applicazione delle tecnologie per il risparmio energetico all’interno degli uffici pubblici, la preparazione in materia del personale dirigenziale.
Lo studio ha preso in esame, nel dettaglio, l’ambito statale, le comunità autonome e gli enti locali. Risultato, una secca bocciatura, che preoccupa non poco visto che anche per la Spagna la Direttiva 20-20-20 impone un risparmio dei consumi energetici in misura del 20 per cento entro il 2020.
Ecco uno stralcio di alcuni dei giudizi attribuiti dallo studio: pessime prestazioni energetiche degli edifici per il carente stato di costruzione e di manutenzione; scarsa o nulla applicazione di piani di risparmio energetico, anche - semplicemente - in termini di migliore organizzazione del lavoro e adozione di pratiche meno energivore; scarso o nullo utilizzo delle energie rinnovabili (e questa, sinceramente, è una sorpresa).
Ancora: scarsa o nulla conoscenza da parte del personale direttivo, delle soluzioni atte a un uso più efficiente dell’energia e delle normative di settore. Da parte degli impiegati interpellati è stata denunciata la quasi totale assenza di campagne di formazione e di sensibilizzazione sul tema. Tutto da fare, insomma. Con il minimo spreco possibile di energia!